«Se domani vedi a Dina, gli dici questo è il curriculum di mia sorella, se non firma il contratto io a te un voto non te lo do». Sono le cimici della Guardia di finanza a intercettare la conversazione tra Giuseppe Bevilacqua, finito ai domiciliari nell’ambito dell’operazione odierna, e la sorella Teresa.
Parlano del deputato regionale, ex Udc, presidente della commissione Bilancio, a cui, secondo la tesi dell’accusa, Bevilacqua, aspirante consigliere comunale per il Pid nel 2012 ma mai eletto, chiede di assumere la sorella Teresa. Successivamente in una telefonata tra lo stesso Dina e Bevilacqua, è lo stesso deputato regionale a tranquillizzare il suo interlocutore, chiamandolo «gioia mia».
«Per quelle cose non mi dai novità? Di mia sorella e di Anna?», chiede Bevilacqua. «Quelli sono pronti, dopo queste cose cominciamo», risponde Dina. Il presidente della commissione Bilancio è accusato dalla Procura di Palermo, di «aver promesso o ricevuto denaro o altre utilità in cambio di voti, per sé o per altri». In passato è stato coinvolto in un’altra inchiesta con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma il caso fu archiviato.
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