Nicola Lagioia, un premio Strega al King «La migliore scuola di scrittura è la lettura»

Nicola Lagioia arriva da Bari a Catania per condividere con i siciliani il proprio bagaglio culturale, fatto di tante sfumature che vanno dalla letteratura al cinema. Premio Strega 2015, selezionatore dei film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e voce di Pagina3, la rassegna stampa culturale di Radio3. Domani mattina, alle 11.30, il pubblico catanese potrà incontrarlo al cinema King Multisala Cinestudio per il primo appuntamento di Off Cinestudio – Conversazioni sul cinema, organizzato da Leggo. Presente indicativo, Radio Lab, Cinestudio Catania e Libreria Vicolo Stretto. Un incontro durante il quale Lagioia parlerà di cinema, dei film italiani usciti in questi anni, racconterà la propria esperienza alla Mostra del Cinema di Venezia, approfondirà alcuni film che ha apprezzato particolarmente e il rapporto tra letteratura e cinema.

Che rapporto hanno oggi, secondo lei, i giovani con il mondo dei libri? Sugli scaffali delle librerie accanto ai grandi nomi c’è spazio per gli emergenti?
«Le case editrici ogni mese pubblicano esordienti e scrittori affermati, nomi noti a tutti e sconosciuti. Direi che la ripartizione è abbastanza democratica. Resta il fatto, naturalmente, che di un autore noto vengono stampate più copie destinate a un pubblico già definito, quello che gli esordienti devono conquistarsi. Ma c’è spazio per tutti».

Sono sempre più diffuse in Italia e all’estero scuole di scrittura creativa in cui i ragazzi possono imparare a scrivere un testo. Ce n’è qualcuna che serve davvero?
«Negli Stati Uniti ci sono scuole specializzate dove si trovano dei bravi docenti. Ma la migliore scuola di scrittura creativa sul pianeta è la lettura consapevole e ripetuta dei libri, in particolare dei classici, anche quelli contemporanei. È importante leggere i libri degli scrittori che piacciono con l’ottica non del lettore ma dello scrittore, cercando di capire pagina dopo pagina come si muove un autore. Questa è senza dubbio la migliore palestra».

I giovani sembrano avvicinarsi al mondo della cultura più da artisti che da fruitori. Come si fa a far loro capire che si può essere anche, in certi casi, spettatori passivi?
«Con i libri non si è mai spettatori passivi perché una parte di quello che si immagina leggendo deve metterla il lettore. Credo che il problema sia, da un parte, collegato al fatto che si è smesso di leggere a scuola e sarebbe interessante chiedersi il perché. Probabilmente la scuola è strutturata in modo tale da non far venire la voglia di leggere libri. Dall’altra parte, il fatto che i giovani leggano poco è legato ai redditi delle famiglie che si sono abbassati molto. Gli ultimi dati Istat parlano chiaro: è più facile che leggano ragazzi nelle cui case ci sono genitori che leggono. In un certo senso anche la famiglia di provenienza può incidere».

Parliamo di cinema. In questo momento fa molto discutere il record di incassi del film di Checco Zalone. Lei, che è anche selezionatore di film al Festival del Cinema di Venezia, cosa ne pensa? È una questione di economia costruire un successo a tavolino?
«Se fosse possibile costruire successi a tavolino verrebbero prodotti ogni mese film che incassano 50 milioni di euro. Penso che quello di Zalone sia un buon film di intrattenimento, non è un film d’autore e non lo vuole essere, quindi non è in competizione con i film di Matteo Garrone o Franco Maresco. Tra i film di intrattenimento mi sembra comunque fatto meglio rispetto ai cinepanettoni di Natale che negli anni scorsi hanno incassato parecchio, usando un linguaggio meno evoluto».  


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