Ancora penalizzazioni per la sanità siciliana? Sembra proprio di sì, a giudicare dalla parte della relazione introduttiva al Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) che riguarda questo settore, circa venti pagine firmate dall’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei. Scrive Baccei: «Ad oggi gravano sul Bilancio regionale i mutui accesi negli scorsi anni nel settore sanità. In collaborazione con il Mef (Ministero economia e finanze) e con l’assessore alla Sanità si intende procedere all’accollo, da parte del settore sanità, del servizio del debito (pagamento interessi e rimborso quota capitale) sullo stock pregresso e sulle anticipazioni di liquidità futura». A meno di altre interpretazioni, il governo si accinge a scaricare sui circa 8,7 miliardi di euro che ogni anno vengono utilizzati per pagare i servizi sanitari della Sicilia il costo dei mutui accesi negli anni passati. Questo passaggio è piuttosto strano. Lo stesso assessore Baccei ha sempre detto che il buco del bilancio regionale non è stato provocato da una cattiva gestione delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere, ma da altri settori dell’amministrazione. Però gli vuole appioppare il pagamento delle rate dei mutui che riguardano la sanità. Se ne deve dedurre che dovrà essere ridotta la spesa sanitaria della nostra Isola. Da qui la domanda: da dove dovrebbero essere presi questi soldi? Da una riduzione della spesa farmaceutica? Da un’ottimizzazione delle forniture?
Per ora l’unico dato che emerge con chiarezza, a giudicare da quello che si apprende dalla riorganizzazione della rete ospedaliera, è un’ulteriore riduzione dei posti letto. Il tutto con l’ennesima presa in giro. Ricordate il Governo del presidente Raffaele Lombardo e dell’assessore alla Salute, Massimo Russo? Correvano gli anni 2009, 2010, 2011 e 2012. Dicevano: riduciamo i posti letto, ma in cambio i cittadini siciliani avranno la medicina del territorio: i Punti territoriali di assistenza (Pta) e i Punti territoriali di emergenza. I posti letto li hanno tolti, ma – a parte qualche rara eccezione – i Pta e i Pte o sono rimasti miraggi, o sono stati messi su in modo confuso e raffazzonato. Un disastro.
Il risultato è il caos nei pronto soccorso della Sicilia. Provocato dalla carenza di posti letto (che non erano in eccesso: anzi!) e dalla mancanza della sanità del territorio (Pta e Pte) che, se fosse stata realizzata per davvero, avrebbe alleggerito la presenza di codici bianchi e codici verdi nei pronto soccorso (pazienti ambulatoriali o con urgenze differibili). Ma non avrebbe, in ogni caso, alleggerito la pressione sui posti letto, perché se un malato deve essere ricoverato – checché ne pensino Lombardo e Russo – va ricoverato e basta, sennò staziona nelle strutture d’emergenza, bloccando a monte l’attività per la quale esistono gli stessi pronto soccorso: stabilizzazione e smistamento del malato critico. Che è quello che succede in Sicilia da quando hanno tagliato i posti letto. Mettendo assieme quello che scrive l’assessore Baccei nella relazione introduttive al Dpef con quello che afferma l’assessore Lucia Borsellino rischiamo di assistere all’ennesima penalizzazione a carico della sanità siciliana e, quindi, ad altre penalizzazioni a carico dei cittadini.
Oggi la nuova frontiera della presa in giro prossima ventura si condensa nella seguente formula: posti letto di lungo degenza. Vogliono togliere altri posti letto dicendo che incrementeranno i posti letto per lungo degenti. Che faranno la stessa fine dei Pta e dei Pte: ovvero arrivederci alle calende greche. Interessante anche un altro passaggio del Dpef, sempre con riferimento alla sanità: «Particolare attenzione sarà dedicata al settore socio sanitario al fine di razionalizzare ed adeguare ai parametri nazionali le tariffe praticate». Traduzione: l’assessore Baccei vuole togliere risorse ai Laboratori di analisi cliniche e ai centri di fisioterapia. Siamo certi che Alessandro Baccei non si riferisca a eventuali strutture pubbliche che si occupano dei diversamente abili o delle malattie neuro-degenerative croniche (leggere Alzheimer), se non altro perché queste strutture pubbliche non esistono, a parte rarissimi esempi di strutture – in parte gestite dal pubblico, in parte dal volontariato – che operano solo nelle attività diurne.
In ogni caso, va precisato il settore socio sanitario ha già subito il taglio dei fondi Pac da parte del governo Renzi, che ha tolto ai distretti socio sanitari della nostra Isola i fondi in molti casi già programmati per finanziare le imprese del centro nord Italia.
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