Nei piani imminenti del ministero manca il Ponte sullo Stretto Annunciato risparmio di un’ora per traghettamento ferroviario

«Ai tempi del dibattito sul Pnrr aveva lanciato lo studio di fattibilità sul ponte sullo Stretto, indicando la consegna per la primavera del 2022. A oggi sappiamo che, nonostante lo stanziamento di 50 milioni di euro, questo studio deve essere ancora appaltato. Volevo chiederle i motivi di questo ritardo». Passa da questa domanda della senatrice di Forza Italia Gabriella Giammanco, rivolta al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Enrico Giovannini durante la commissione Bilancio e Lavori pubblici, il ritorno d’attualità della questione ponte sullo Stretto. La risposta a metà del ministro lascia, però, più di un dubbio su tempi e volontà di portare avanti la costruzione di un collegamento stabile tra Sicilia e Calabria

«Rfi ci ha comunicato il calendario di avvio dei lavori – replica Giovannini – A brevissimo daremo la notizia sui tempi di questa complessa operazione». Ossia lo studio che dovrà prendere in esame la soluzione progettuale del ponte aereo a più campate e di quello a campata unica, fornendo gli elementi tecnici che servono per valutare la realizzabilità del sistema di attraversamento. «Tra le possibilità c’è pure la cosiddetta opzione zero ossia il non progetto, cioè non costruire l’infrastruttura. In alcune casi è quella più conveniente», spiega Giuseppe Inturri, docente di Trasporti all’Università di Catania durante la trasmissione radiofonica Direttora d’aria, in onda su Radio Fantastica. Di fatto l’avvio dei lavori annunciato dal ministro non coinciderà con l’apertura dei cantieri e la costruzione dell’opera – come sembrerebbe ascoltando le parole di Giovannini – ma riguarderà proprio lo studio di fattibilità, l’ennesimo, che questa volta verrà portato avanti dai tecnici di Rete ferroviaria italiana

«La non risposta del ministro delle Infrastrutture rende in realtà la questione molto chiara – spiega la senatrice di Forza Italia – questo governo il Ponte sullo stretto non lo vuole fare. Dopo l’annuncio dello studio di fattibilità che avrebbe dovuto essere pronto per questa primavera e che invece non è nemmeno iniziato, a me pare evidente che non ci sia la volontà politica, prima ancora che le perplessità tecniche – che sono certamente importanti da risolvere – e la necessità di fondi che, quando si vuole, si trovano sempre». Durante il suo intervento, il ministro ha fatto riferimento anche a «interventi per l’attraversamento dinamico dello Stretto con la nuova nave ibrida di Rfi e gli altri investimenti che, a partire da questa estate, consentiranno di ridurre di 60 minuti i tempi di attraversamento, evitando complicate manovre ai treni».

«L’attraversamento dinamico è un modo elegante per parlare di attraversamento senza il ponte, come avviene tutt’ora – spiega Inturri – Il ministro ha parlato di ridurre i tempi e si riesce se il treno non viene sezionato e scomposto nei suoi vagoni, come avviene oggi. Questa operazione richiede manovre lunghe e circa metà del tempo serve per delle verifiche sugli impianti di frenatura quando viene ricomposto. Basterebbe utilizzare un treno più corto che potrebbe entrare in un binario di un traghetto attuale – continua il docente – L’altra possibilità è quella di utilizzare traghetti più lunghi, di circa 200 metri. Il ministro ha fatto riferimento a nuove navi di Rfi che sono un po’ più lunghe. Hanno il vantaggio che, utilizzando dei nuovi treni con delle batterie ibride, questi possono entrare in maniera autonoma senza l’ausilio della spinta di un locomotore a trazione come avviene adesso. Io – conclude – comunque, rinnovo sempre la proposta di agganciare, dopo l’attraversamento dello Stretto, un normale treno Intercity al Freccia Argento che riesce a fare Villa San Giovanni-Roma in quattro ore e mezza. Così si guadagnerebbero circa tre ore sugli attuali tempi di percorrenza ferroviaria fino alla Capitale». 


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