Nebrodi, no a ricorso Conti Taguali contro interdittiva «Risultano intrecci stretti con dei soggetti malavitosi»

«Il ricorso appare infondato perché risultano intrecci familiari molto stretti e frequentazioni con soggetti malavitosi». È questa la motivazione con cui il Tar di Catania, il 25 gennaio, ha rigettato il ricorso presentato dai legali della Conti Taguali srl contro l’interdittiva emessa dalla prefettura di Catania a ottobre. La società gestisce circa 1300 ettari sui Nebrodi, in un’area ricadente nel territorio di Cesarò ma di proprietà del Comune di Troina. Proprio l’amministrazione guidata dal sindaco Fabio Venezia, all’indomani del provvedimento prefettizio, ha avviato la procedura per revocare i contratti che consentono all’azienda di gestire i terreni, ricavandone profitti anche attraverso la percezione di contributi comunitari tramite l’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura.

All’origine dell’interdizione della società con sede in contrada Grottafumata a Randazzo, nel Catanese, ci sono le presunte vicinanze dei soci a esponenti della criminalità organizzata. A partire dall’amministratore unico Giuseppe Conti Taguali. L’uomo, 64 anni, è stato tra quelli sottoposti al prelievo del dna perché sospettati di potere avere preso parte all’agguato contro il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, scampato a un attentato a maggio 2016. Nel provvedimento veniva anche ricordato il rapporto di parentela tra il fratello Sebastiano con la famiglia mafiosa Bontempo Scavo. Ma ad avere rapporti di vicinanza con esponenti di Cosa nostra sarebbero stati anche i tre cognati dell’amministratore unico, tutti assassinati con modalità mafiose e considerati contigui ai clan dei Nebrodi. Al centro dell’interdittiva anche i problemi con la giustizia avuti dai cinque figli di Giuseppe Conti Taguali, tre dei quali detengono quote societarie. Tra questi ultimi, due hanno alle spalle condanne per possesso di armi clandestine, invasione di terreni, tentato furto, mentre una terza era stata accusata di avere favorito la fuga del fratello. A completare la famiglia altri due maschi: uno ha avuto una condanna definitiva per estorsione e porto d’armi e l’altro è stato arrestato in un’operazione antimafia.

Dopo il pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale, la società – difesa dai legali Giovanni Sciangula e Valentina Russo – potrebbe decidere di fare ricorso al Cga, nella speranza di ottenere la sospensione in via cautelare del provvedimento. Se così non dovesse invece essere, la revoca dei contratti di affitto verrebbe applicata. Il Comune di Troina ha già annunciato di essere pronto a indire nuove gare per affidare la gestione dei pascoli in linea con i principi contenuti dal protocollo di legalità che tanto ha infastidito Cosa nostra nel mantenimento di un business miliardario.


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