«Stiamo portando la speranza per le nuove generazioni di Gaza». È soprattutto di questo che è carica la nave Handala della Freedom Flotilla Coalition che, nella tarda mattinata di oggi, è salpata dal porto di Siracusa. Una speranza fatta di aiuti umanitari, non solo cibo e generi di prima necessità per la popolazione palestinese, ma soprattutto pannolini, […]
«Portiamo speranza ai bambini di Gaza»: salpata da Siracusa la nave di Freedom Flotilla
«Stiamo portando la speranza per le nuove generazioni di Gaza». È soprattutto di questo che è carica la nave Handala della Freedom Flotilla Coalition che, nella tarda mattinata di oggi, è salpata dal porto di Siracusa. Una speranza fatta di aiuti umanitari, non solo cibo e generi di prima necessità per la popolazione palestinese, ma soprattutto pannolini, latte in polvere per i neonati e protesi per i bambini. «Oltre 4000 bambini e bambine hanno perso mani e gambe a causa delle bombe – dice Mohammed Mustafa, uno dei medici che fa parte dell’equipaggio di Handala – E ci sono circa 50mila donne incinte, di cui più di 5000 vicine al termine per il parto, ma non ci sono alimenti per neonati e le donne (a causa della malnutrizione e delle loro condizioni di salute, ndr) spesso non sono in grado di allattare. Così molti neonati sono destinati a morire in due, tre giorni». È il grido d’allarme Mohammed Mustafa, impegnato in un progetto che ha l’obiettivo di costruire degli ospedali a Gaza.
«Stiamo zitti quando i bambini dormono, non quando muoiono». È la frase che sventola su un lenzuolo bianco appeso a prua di Handala. La nave che prende il nome da un famoso personaggio dei fumetti palestinese: un bambino rifugiato, scalzo, che volta le spalle all’ingiustizia e ha giurato di non voltarsi finché la Palestina non sarà libera. Handala è spesso raffigurato mano nella mano con Vik, Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, in particolare nella Striscia di Gaza. «Abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa – spiega una delle attiviste dell’equipaggio che indossa una maglietta con la scritta Stay human – perché i nostri governi non solo non fanno niente ma continuano a essere complici dell’assedio che ha messo a morte la popolazione di Gaza». Così la Freedom Flotilla – dopo che la nave Madleen, partita da Catania, è stata sequestrata da forze israeliane in acque internazionali – affronta un viaggio che punta a sfidare il blocco. «Continueremo – assicurano gli attivisti dei quali fa parte anche un italiano, il pugliese Tony Lapiccirella – finché l’assedio non sarà rotto. È una promessa che facciamo ai palestinesi e alle prossime generazioni. E non siamo solo noi che partiremo: dentro questo noi c’è tutta la società civile».
Forse non tutta. Almeno secondo l’avvocato spagnolo Jaume Asens Llodrà che fa parte dell’equipaggio ed è componente del parlamento europeo. «In questo momento storico – analizza il legale che ha presentato una denuncia, da cui è stato aperto un procedimento penale contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per l’assalto alla Madleen – l’umanità è divisa in due da una linea etica che è invisibile ma netta: da una parte c’è chi ha le mani pulite e aiuta le vittime; dall’altro lato c’è chi ha le mani sporche di sangue perché sta al fianco di Israele». E tra chi sta dalla parte giusta della linea c’è anche un comitato formato dalla società civile siracusana che oggi era al porto di Ortigia con bandiere, striscioni, kefiah, applausi e cori in sostegno dell’equipaggio di Handala. «In questi tre giorni abbiamo aperto le porte – dice Simona Cascio in rappresentanza del comitato aretuseo – soprattutto quelle delle cucine per accogliere gli attivisti della Freedom Flotilla». Ma non è la prima azione. «Negli ultimi mesi, abbiamo organizzato presidi sotto la prefettura e davanti al teatro greco durante le rappresentazioni classiche per sensibilizzare la collettività. E – conclude Cascio – anche a Siracusa abbiamo visto crescere la partecipazione e aumentare il consenso verso il dissenso».













