Una «città dolente» con «gli stessi disservizi», le periferie «degradate» e «i turisti continuano a fotografare cumuli di immondizia». È la Palermo di Nadia Spallitta quella raccontata in una lunga lettera inviata al sindaco Leoluca Orlando per spiegare le ragioni di un addio. La vicepresidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo, eletta alle amministrative del 2012 tra le fila di Idv e approdata poi a Mov139, lascia il movimento fondato dal sindaco, dopo la scissione con i dipietristi. Lo strappo nell’aria da tempo ha ricevuto oggi il crisma dell’ufficialità. Un battesimo a cui hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il capogruppo del Pd al Comune Rosario Filoramo, il segretario provinciale Carmelo Miceli e i consiglieri Luisa La Colla e Sandro Leonardi.
Al primo cittadino l’ormai ex consigliera di Mov139 riconosce l’onore delle armi. «Complimenti sinceri e sentiti per l’inserimento del percorso Arabo-normanno tra i siti patrimonio dell’Umanità» scrive, sottolineando di essere «felice del tuo successo e spero nelle ricadute benefiche per Palermo». Ultimo traguardo in mezzo a «obiettivi importantissimi» raggiunti. Primo tra tutti la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori Gesip e Amia e la salvezza del servizio pubblico di raccolta dei rifiuti. «In questi atti, ad esempio (e non solo, ovviamente) – scrive la consigliera nella missiva – riconosco il grande sindaco che ho votato». Poi c’è il lavoro portato a termine per risanare le casse a secco di Palazzo delle Aquile, ma il risanamento, spiega Spallitta, è avvenuto «imponendo un sacrificio notevole ai cittadini già vessati dalla crisi».
Eppure per il vice presidente vicario di Sala delle Lapidi la ragione di cruccio maggiore negli anni tra le fila degli orlandiani è stata «l’assenza di ogni forma di dialogo tra di noi e la mancanza di fiducia e di coinvolgimento nei processi decisionali». Non nasconde la difficoltà della scelta. Un passo certo non compiuto «a cuor leggero» né «indolore». Sotto il profilo politico «mi sono ritrovata a vivere un certo imbarazzo – si legge ancora nella lettera – quando sono arrivati in aula provvedimenti predisposti dalla precedente amministrazione e ai quali avevo fatto una forte opposizione».
Davanti a «una città dolente», in cui si registrano «gli stessi disservizi», con le periferie «sempre degradate», la cementificazione che «non si arresta, i senzatetto aumentano, i turisti continuano a fotografare cumuli di immondizia, i giovani emigrano mentre la popolazione invecchia in assenza di politiche adeguate» della rinascita culturale e sociale non c’è traccia. Da qui, conclude Spallitta, il «bisogno di un cambiamento, di un rinnovamento, almeno personale, che l’adesione al Pd per me rappresenta (anche se sono consapevole delle difficoltà e delle contraddizioni di questo momento storico), in vista di un’azione politica spero più efficace nell’interesse e per il bene della nostra città».
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