Chris Spedding: CLICK CLACK; Agatha: Greeting From S.sg; AA.VV.: Bailamme Generale / Musica per Robot
Musiczone: la musica a zone #16
Chris Spedding
CLICK CLACK
[Spv/Audioglobe]
Parte il disco e attacca una voce calda, che sembra nera, un rock vicino al blues. Ondeggiante. Così inizia lalbum di questo signore nato a Sheffield nel 1944. Un perfetto sconosciuto forse? Senza mai avere notorietà o hit radiofoniche, il Nostro, ha collaborato ed è stato (immaginiamo lo sia ancora) apprezzato da gente del calibro di Elton John, Jack Bruce, Donovan, John Cale, Jim Capaldi, Art Garfunkel e Ginger Baker. Intanto il blues di Cure va avanti nel lettore. Scorrono anche le altre tracce, una marmellata (nella migliore delle eccezioni, quindi fatta in casa dalla nonna) di rock, blues, country, jazz e gospel. Cè anche Brian Ferry, dei mitici Roxy Music, con un assolo da brividi, a mettere sigillo.
Agatha
Greeting From S.sg
[Wallace/Audioglobe]
Senza nessuna influenza bibliografica il cd parte nel lettore, le casse vibrano subito. Le chitarre sono potenti, la batteria anche. La voce e dolcemente graffiante. I ritmi sono tirati: rock? Post rock? Punk? Post punk? Hard&Punk? Tutte menate. Tra le mani un cd fatto di nove tracce schiette e dirette, non scontate dietro il ritornello, ma cariche di scariche di adrenalina. Il cantato e i testi in inglese, tra lonirico e il non-sense, si plasmano diventando unulteriore strumento, non qualcosa al di sopra o al di sotto degli altri strumenti. Alla pari. La domanda, a questo punto, nasce spontanea: che combineranno dal vivo i Nostri? Sicuramente un bel concerto.
AA.VV.
Bailamme Generale / Musica per Robot
[Il Re Non Si Diverte/Audioglobe]
Due uscite interessanti per letichetta (indipendente) “Il Re Non Si Diverte”. La prima è dei Gea e si chiama Bailamme Generale. Un nome, un programma. Così landazzo è graffiante, ruvido, spigoloso, assolutamente potente. Confusamente rock. Cè però un retrogusto hard-punk che, a seconda dei gusti, sarà la ciliegina sulla torta o la nota dolente. Lavoro più introverso per i Dalila, con voce malinconicamente femminile che è il valore aggiunto di tutto il disco. Ricorda, a tratti, la Mara Redeghieri dei migliori Ustmamò (ascoltare per credere la traccia 2 I / O). Le canzoni avanzano docili, con una base sonora robusta però, ossimoro necessario per descrivere e descriversi. Per cercare, forse, se stessi.