Musicoterapia per star bene

Il canto, i suoni, la musica possono guarire i mali del corpo e dell’anima. La disciplina, fondata su rigorose basi scientifiche, che lo afferma è la musicoterapia (la cura con la musica) che considera la musica uno strumento efficace per riacquistare il benessere fisico e mentale che continua a diffondersi e ad accrescere il numero dei suoi sostenitori.   Ma diamo un occhiata un po’ più da vicino. Le origini della cura delle malattie con i suoni e la musica possono essere rintracciate sin nella preistoria. Gli antichi medici egizi, 2600 anni fa, utilizzavano canti magici nel trattamento della sterilità, dei dolori reumatici e delle punture di insetti; nella cultura della Grecia classica suonare il flauto serviva a lenire il dolore di sciatica e la gotta. Risalgono al secolo scorso, invece, le vere e proprie ricerche scientifiche sulle cambiamenti fisiologici indotti dalla musica attraverso la misurazione dei suoi effetti sulla respirazione, il ritmo cardiaco, la circolazione e la pressione sanguigna. Sull’onda di questi studi è nata la musicoterapia, introdotta in Italia negli anni ’70, una nuova metodica che considera il corpo umano un’enorme cassa di risonanza dentro cui penetrano e si espandono le onde sonore. La musica, infatti, superando i filtri logici della mente, riesce ad entrare direttamente in contatto con i sentimenti e le passioni più profonde e a stimolare la memoria e l’immaginazione fino a provocare vere e proprie reazioni fisiche. La musicoterapia si basa sull’idea che, se usata correttamente, la musica agisce sul sistema neurovegetativo (che regola le funzioni del corpo quali la traspirazione, il ritmo cardiaco, la pressione sanguigna) e facilita la liberazione delle emozioni e delle risorse creative di ciascuno.

Vediamo cosa caratterizza una seduta di musicoterapia:
Durante il primo incontro, il musicoterapeuta (il terapeuta che cura attraverso la musica) osserva l’individuo che vuole sottoporsi alla cura e ne studia la personalità. Il terapeuta propone alcuni test di ascolto, ovvero una serie di brani che lo aiuteranno a capire quali sono le preferenze musicali della persona che vuole fare la cura e personalizzare l’intervento terapeutico. Non è detto, infatti, che una composizione possa avere gli stessi effetti su individui con sensibilità musicale, estrazione sociale e provenienza geografica differenti: alcuni possono gradirla, altri invece rifiutarla. In base ai risultati dei test di ascolto e alla natura del disturbo, il terapeuta stabilisce con chi deve lavorare l’individuo e quale percorso seguire. Il terapeuta può in alcuni casi consigliare la cura attraverso un percorso individuale, ma di solito, la musicoterapia si effettua in sessioni di gruppo durante le quali, persone differenti entrano in contatto tra loro. Diversi caratteri e problemi sono quindi messi a confronto attraverso i differenti tipi di espressione musicali. In questo modo ognuno crea dei suoni a cui gli altri rispondono stimolando sia la creatività del singolo che quella del gruppo. Dopo aver individuato “l’identità sonora” della persona che si sottopone alla cura, cioè i suoi gusti in campo musicale, il musicoterapeuta decide come modulare l’intervento per curare i suoi disturbi. Le attività musicali proposte (il canto, l’ascolto, la produzione strumentale) sono scelte con l’obiettivo di coinvolgere il paziente e di valorizzare le sue potenzialità positive anche a livello musicale. In alcune sedute il terapeuta fa ascoltare i brani, in altre propone attività in cui il paziente fa musica in prima persona cantando, suonando uno strumento musicale oppure muovendosi liberamente sul ritmo di una composizione. L’intervento perciò non segue mai schemi rigidi e l’ascolto, la produzione strumentale e il canto sono integrati all’interno di un unico programma terapeutico che varia a seconda del percorso del paziente.

Infine è bene sottolineare le due modalità distinte di musicoterapia:
Musicoterapia attiva: fare musica
Musicoterapia ricettiva: somministrare l’ascolto di brani musicali con particolari accorgimenti. La scelta fra la musicoterapia attiva o ricettiva dipende dagli obiettivi che ci si propone.
Ma come vanno le cose in Italia? Sembra che i depositari più autorevoli di questa disciplina debbano essere stranieri. Nel nostro paese la musicoterapia è più giovane rispetto ad altri luoghi. L’essere più giovani non significa però essere meno validi. Infatti, oggi anche lavori sorti e radicati nella cultura del nostro paese, incominciano ad essere ascoltati all’estero.

Proprio in quest’ambito l’ufficio delle attività culturali dell’ERSU ha da poco affermato la possibilità di un corso di musicoterapia, avendo avuto disponibilità per l’esecuzione di tali esperienze tenute in via sperimentale da esperti del settore. Chiunque fosse interessato può segnalare il proprio nominativo all’Ufficio per le Attività Culturali dell’Ente, Via Etnea, 570 – Catania dal lunedì al venerdì – ore 9,00/12,30 – e mercoledì anche ore 16,00/18,00; telefonando allo 095/751727-68 o tramite e-mail all’indirizzo a.battello@ersu.unict.it. Da questa iniziativa è emerso ancora una volta l’intenzione dell’ERSU nel voler stimolare e promuovere l’interesse degli studenti verso attività sempre nuove ed interessanti. Purtroppo non ci sono ancora informazioni certe relative a date ed orari del corso, ma saranno disponibili al più presto.

Una innovazione, o forse, una disciplina antica verso la quale ci stiamo accostando solo da poco, ma che sicuramente aprirà nuove porte verso cure alternative per il benessere psichico.

Gabriella Catalano

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