Il 21 luglio del 2016 una passeggiata lungo il perimetro della base statunitense di Niscemi si conclude con il simbolico taglio della recinzione. Ne nasce un proceso che vede oggi tutti assolti, tranne l'attivista sessantenne Pippo Gurrieri
Muos, mostrò sedere alla polizia: condannato a sei mesi Assolti attivisti che hanno tagliato le reti della base Usa
Sei mesi per oltraggio a pubblico ufficiale. Tanto è costato allo storico attivista No Muos Pippo Gurrieri l’aver mostrato le sue natiche alla polizia alla fine della passeggiata lungo il perimetro della base statunitense di Niscemi il 21 luglio del 2016. Tutti gli altri attivisti che erano indagati – furono spiccati 24 avvisi di garanzia – sono stati assolti.
Erano accusati a vario titolo di manifestazione non autorizzata, concorso in danneggiamento aggravato per aver partecipato al taglio delle reti della base Usa e favoreggiamento. «Quella non era una manifestazione ma un trekking nella Sughereta (la riserva naturale all’interno della quale sorge il Muos ndr)», si sono sempre difesi gli attivisti che hanno rivendicato il gesto del taglio della recinzione come «la simbolica volontà di riappropriarci di qualcosa che è nostro e che ci è stato sottratto».
La sentenza del Tribunale di Gela parla di assoluzione in alcuni casi «perché il fatto non sussiste», in altri «per non aver commesso il fatto». Restano i video – gli attivisti furono ripresi dalla Digos, come sempre accadeva nelle attività No Muos – in cui Gurrieri si abbassa i pantaloni e rivolto all’agente della scientifica che stava riprendendo, dice: «Arripigghia chistu». Storico attivista, ha scritto anche un libro – No Muos, ora e sempre – ed è in prima linea nella battaglia contro l’impianto satellitare militare degli Usa, sin dalla nascita del movimento. La sua avvocata Paola Ottaviano ha annunciato che ricorrerà in appello.
«Ci chiediamo perché – commentano dal coordinamento dei comitati No Muos – lo Stato spenda così tanti soldi per difendere una base a uso esclusivo statunitense, indagando centinaia di persone, con tutte le conseguenze del caso, con inchieste che hanno il sapore della vendetta. Anche in questo caso durante il trekking siamo riusciti a violare la base e tagliare le reti, pratica che continuiamo a rivendicare, ma ciononostante tutti gli attivisti sono stati assolti. Dovendo pur punire qualcuno, per giustificare economicamente e politicamente l’insensato spiegamento di forze, questa volta la condanna è toccata a un compagno ultrasessantenne colpevole di aver mostrato il proprio deretano. Di questo siamo colpevoli?».