Il Tribunale amministrativo di Palermo ha dato ragione alla Regione Sicilia: la revoca delle autorizzazioni per l'impianto Usa è legittima, il cantiere alla base statunitense rimarrà bloccato. Oggi i giudici hanno acquisito anche la relazione del docente de La Sapienza Marcello Amore, che sottolinea l'incompletezza delle analisi esistenti. Gli attivisti festeggiano, caroselli di auto a Niscemi e mamme di ritorno da Palermo in trionfo. Ma i comitati rilanciano: «Se i lavori continueranno, attueremo il blocco totale»
Muos, il Tar respinge il ricorso della Difesa Crocetta annuncia un disegno di legge
Regione e attivisti uno, Ministero della Difesa e Usa zero. Il Tar di Palermo ha respinto il ricorso presentato dal Ministero contro la revoca delle autorizzazioni per la realizzazione del Muos di Niscemi, decisa dal governo Crocetta lo scorso marzo. «E’ una grande vittoria, non è una notizia da niente. Evidentemente le nostre motivazioni erano fondate». Il governatore della Sicilia ha commentato così a caldo la notizia. Mentre a Niscemi caroselli di auto e bandiere No Muos hanno invaso le strade. Col pullman del comitato delle mamme, di ritorno da Palermo, che ha festeggiato a colpi di clacson e il coro: «Abbiamo vinto».
Un responso che tutte le parti in causa aspettavano con ansia, dopo il doppio slittamento del 10 maggio e del 6 giugno. Soddisfatti gli attivisti che dalla pagina Facebook del presidio permanente esultano: «Una battaglia labbiamo vinta, il cantiere resta fermo», ma promettono di non abbassare la guardia. «Vinceremo anche la guerra, smantelleremo la base Usa pezzo per pezzo. Speriamo concludono di non vedere operai lavorare nel cantiere Muos, nel caso siamo autorizzati dal Tar ad attuare un blocco legale totale della base». Anche Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino e consulente del Politecnico di Niscemi, affida al popolare social network la sua reazione: «Il Muos resta revocato ed il cantiere è abusivo, uno a zero e palla al centro. I coloni siculi hanno buttato a mare la nave americana col the».
La Regione aveva iniziato liter per la revoca delle autorizzazioni lo scorso gennaio, dopo il passaggio della gru che avrebbe dovuto alzare le parabole e le violenti cariche contro gli attivisti che hanno cercato di impedirne il passaggio. Una procedura che è andata avanti fino alla revoca definitiva, avvenuta il 29 marzo. Un mese dopo, lAvvocatura di Stato, per conto del Ministero della Difesa, ha impugnato la decisione davanti al tribunale amministrativo. Oggi la decisione: la revoca è legittima. «Questo – ha sottolineato Crocetta – mi dà più forza anche in vista dell’incontro previsto più tardi con l’ambasciatore americano. Questa vicenda l’ho affrontata con coraggio, fin dall’inizio e non è stato facile. Mi sono trovato contro gli Stati Uniti d America e lo Stato italiano». Quindi annuncia una novità, che, a suo dire, potrebbe essere risolutiva della vicenda: «Sul Muos abbiamo un disegno di legge quasi pronto e questa cosa ci consentirà di risolvere normativamente la questione». Il Tar di Palermo nelle prossime settimane dovrebbe tornare sullargomento per esprimersi sullaltro ricorso del Ministero sul merito della realizzazione dellimpianto Usa e sulla richiesta di risarcimento – 25mila dollari per ogni giorno di stop dei lavori della Difesa nei confronti della Regione Sicilia.
Nei giorni scorsi era stato reso noto il parere del perito Marcello D’Amore, docente dell’università La Sapienza di Roma, realizzato su incarico del Tar di Palermo, che ha nominato l’ateneo romano come perito super partes. Analisi da cui emergono due punti chiave: tutti gli studi effettuati fino ad ora sono incompleti e le misurazioni fatte negli ultimi anni dallArpa Sicilia sulle antenne di contrada Ulmo sono risultate in numerosi casi superiori ai limiti di legge. Secondo il docente, inoltre, «il campo elettromagnetico irradiato dal Muos può produrre effetti biologici sulle persone esposte; interferenze elettromagnetiche in apparecchiature elettroniche, strutture aeroportuali (in particolare l’aeroporto di Comisi) e aeromobili; effetti sulla biocenosi e sulla fauna del sito dimportanza Comunitaria Sughereta di Niscemi».
Il parere di D’Amore – che risulterebbe incongruente con i dati diffusi nelle ultime settimane dall’ambasciata statunitense (anche in occasione della visita dei giornalisti alla base in contrada Ulmo) e potrebbe riaprire la discussione sulla costruzione dell’impianto Usa nella cittadina nissena – inizialmente era stato preso in considerazione solo nell’ambito di uno dei tre procedimenti che pendono davanti al Tar di Palermo in merito alla vicenda del Muos: quello che riguarda il ricorso del Comune di Niscemi contro la Regione Sicilia per il rilascio delle autorizzazioni per la costruzione.
Ma stamattina l’analisi dell’ingegnere dell’ateneo romano è stata acquisita dai giudici anche per i due ricorsi presentati dal Ministero della Difesa che oggi aveva ribadito la sua ferma posizione: «L’Avvocatura di Stato ha reiterato la richiesta di sospensiva della revoca per proseguire i lavori senza però mettere in funzione l’antenna, con le parabole a terra», spiega l’avvocato degli attivisti Sebastiano Papandrea. Richiesta a cui però i legali del coordinamento dei comitati No Muos si sono opposti. «Non ha senso completare un impianto che in primo luogo non è autorizzato e che non dovevano neppure cominciare ad istallare, e in secondo luogo potrebbe dover essere totalmente smantellato».
Anche oggi un gruppo di mamme ha raggiunto la sede del Tribunale amministrativo palermitano per un sit-in. Mentre i rappresentanti del coordinamento dei comitati, insieme ai legali, hanno tenuto una conferenza stampa a Palermo in cui, oltre ad esporre quello di cui si è discusso davanti ai giudici, hanno illustrato il contenuto di una petizione lanciata da un gruppo di associazioni, all’indirizzo del Ministero dell’Interno, per chiedere il trasferimento del Prefetto e del Questore di Niscemi in merito ai «gravi atti repressivi perpretrati dalla polizia nei confronti degli attivisti No Muos», spiega Papandrea. In particolare, la lettera si riferisce agli episodi dello scorso 19 giugno, quando «gli attivisti che chiedevano di parlare con i giornalisti in visita all’interno della base di contrada Ulmo sono stati multati per blocco stradale con sanzioni che vanno da 2.500 a 10mila euro», sottolinea il legale, secondo cui si tratta di «uso illeggittimo del potere, che viola il diritto di manifestare liberamente» e annuncia che il documento sarà depositato a breve presso le autorità competenti.