A dirlo è stato il presidente della commissione Uranio Gian Piero Scanu. All'esterno della base militare statunitense di Niscemi ci sono apparecchiature dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale, che però non forniscono garanzie adeguate: «Gli Usa comunque metteranno a disposizione i propri dati», spiega
Muos, dubbi sulle centraline per le emissioni «Quelle di Arpa non sono ancora all’altezza»
«Le centraline italiane per misurare le emissioni del Muos non sono all’altezza di quelle in dotazione agli americani, bisogna fare di più». Ad annunciarlo è il presidente della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito Gian Piero Scanu. Il deputato del Partito democratico ha parlato oggi in conferenza stampa a Catania, insieme agli altri componenti dell’organo parlamentare da ieri in Sicilia, per approfondire le tematiche della tutela della salute nei siti dove insistono presidi militari. A tenere banco, questa mattina, nei locali della prefettura etnea, è stato l’impianto satellitare realizzato dal governo statunitense nella riserva naturale di contrada Ulmo.
Sulle perplessità in merito alla presunta non pericolosità delle tre parabole – stabilita l’anno scorso dal Consiglio di giustizia amministrativa, dopo un lungo iter giudiziario costellato da innumerevoli polemiche, a partire dalle condizioni con cui sono state effettuate le misurazioni – la commissione ha raccolto testimonianze già ieri, quando a essere stati auditi sono stati sia i legali del comitato No Muos che i responsabili della base militare e i vertici dell’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale. Proprio questi ultimi hanno dato rassicurazioni sulle emissioni delle antenne, dichiarando che non avrebbero finora mai superato i livelli di guardia. Questione su cui Scanu è ritornato: «Abbiamo acquisiti tutti i dati ma ci è stato anticipato che non ci sono stati sforamenti. In una fase ci sarebbero stati dei superamenti ma pare che il rilevamento fosse sbagliato», spiega. Aggiungendo, su sollecito della collega del Movimento 5 stelle Giulia Grillo, che la commissione si è impegnata ad «approfondire la vicenda».
Quello su cui non dovrebbero esserci dubbi, invece, è la disponibilità degli statunitensi a rendere noti i dati rilevati dalle proprie centraline. «Dovranno avere un rapporto collaborativo con Arpa, condividendo i dati – continua Scanu -. A sua volta Arpa si è impegnata a migliorare le proprie apparecchiature. Il principio di precauzione in questi casi è fondamentale perché la letteratura scientifica in questo settore non è ancora così approfondita. Bisogna essere estremamente prudenti». Per fare questo, l’agenzia regionale dovrà cercare di acquisire le migliori tecnologie presenti sul mercato. «Al momento fuori dal perimetro del Muos ci sono le centraline di Arpa, successivamente sono stati sistemati quattro punti di controllo a cura degli Usa che sarebbero più efficaci. L’Arpa si deve impegnare a fare meglio degli americani».
Tale impegno, però, difficilmente potrà essere raggiunto fino a quando la disponibilità finanziaria dell’agenzia sarà risicata. «L’Arpa non è adeguata di sufficienti strumenti finanziari», ammette Scanu. Per affrontare questo tema, la commissione aveva pensato di invitare Crocetta. «Abbiamo chiesto un incontro al presidente ma ci ha detto che aveva già preso impegni, assicurandoci tuttavia che verrà a Roma prossimamente – chiarisce il parlamentare -. La vicenda Muos deve essere affrontata dando il massimo delle risposte e delle garanzie». Tra le domande che verranno poste al governatore, come detto, quella in merito alle eventuali azioni messe in atto per far sì che la presenza americana a Niscemi possa essere risarcita in qualche modo. «A noi non risulta che qualcuno, compresa la Regione, abbia mai avanzato questa proposta – commenta Scanu – e riteniamo che sia un passo da fare. Non lo considererei un risarcimento sulla salute o sull’ambiente, perché non sono fattori per cui si può immaginare un indennizzo, bensì un risarcimento dell’immagine del territorio che inevitabilmente subisce delle ricadute. Anche di questo parleremo con Crocetta».
Un riferimento all’esigenza di tutelare l’economia di Niscemi è contenuto anche nella mozione approvata dalla Camera a giugno 2014. Un documento in cui i deputati impegnavano il governo «a mettere in atto da subito l’azione di supporto per la promozione del prodotto agro-alimentare dell’area di Niscemi». Interventi che avrebbero dovuto favorire non solo la diffusione dei prodotti locali nel resto d’Italia, ma anche le esportazioni. «Anche in questo caso bisogna dire che nulla è stato fatto», ammette il deputato.
Scanu ha infine parlato anche del confronto avuto con il comitato che si oppone al Muos – «abbiamo registrato una valutazione pregiudizialmente ostile, anche se sono state sviluppate molteplici osservazioni giuridiche interessanti» – e con il sindaco di Niscemi Francesco La Rosa: «Ci ha raccontato di non essere mai stato invitato ai tavoli istituzionali dove si è discussa negli anni la realizzazione del Muos», ha concluso Scanu.