Muos, Crocetta dispone lo stop ai lavori La revoca dopo una riunione-fiume all’Ars

Il governatore siciliano Rosario Crocetta ha dato mandato di revocare le autorizzazioni alla costruzione dell’impianto di antenne militari statunitense in contrada Ulmo, a Niscemi. Lo stop è arrivato dopo una lunga riunione a Palermo tra le commissioni dell’Assemblea regionale siciliana all’Ambiente e alla Sanità. Sono stati sentiti, oltre ai rappresentanti dei vari comitati No Muos sparsi in tutta la Sicilia, anche alcuni esperti dell’Università di Palermo e del Politecnico di Torino che hanno pubblicato studi specifici, ma dai risultati contrapposti, sulla pericolosità dell’impianto.

Il documento ufficiale di revoca, firmato dall’assessore all’Ambiente Mariella Lo Bello e dal funzionario dello stesso ufficio Giovanni Arnone, è atteso per domattina. Ma ad anticipare la decisione è lo stesso governatore Crocetta, con un comunicato stampa diramato in serata. Una decisione presa a distanza, da Catania – dove si trovava per una riunione di giunta, disertando così l’audizione – su richiesta del presidente della commissione Ambiente Ars Giampiero Trizzino (M5s). «Raggiungerò Crocetta al telefono e vi comunicheremo una decisione in poche ore», aveva promesso ai militanti No Muos al termine della riunione-fiume durata circa sei ore. Revoca sì o revoca no: altre strade, compresa la sospensione dei lavori di cui tanto si era discusso nei mesi scorsi, non erano più contemplate dai deputati.

Quando arriva la conferma della revoca immediata delle autorizzazioni alla costruzione – ormai in fase finale – dell’antenna militare Usa, la voce corre veloce. «Ma domani allora facciamo ancora blocchi?», «E la manifestazione del 30 marzo?». E’ l’incredulità il sentimento più diffuso tra gli attivisti, soprattutto tra quelli rimasti nei presidi e nei coordinamenti sparsi per la Sicilia, raggiunti al telefono dai compagni da Palermo. «Sono contento di essere venuto – commenta Fabio D’Alessandro, del comitato No Muos di Niscemi – Oggi abbiamo fatto un pezzo di storia». Che però non finisce qui.

Redazione

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