Muore un dipendente regionale nella totale indifferenza. E questa sarebbe la casta?

APPRENDO DA FACEBOOK LO STATO D’ANIMO DI MARIA GRAZIA SOTTILE E COMMENTO

di Paolo Luparello

Maria Grazia Sottile:

“Oggi ai funerali di G. G. ho capito molte cose e adesso ve ne voglio parlare.

G. è morto in servizio durante la pausa pranzo, cioè mentre svolgeva le sue mansioni di Portiere del Dipartimento Turismo, un lavoratore che muore sul posto di lavoro ed una vittima dello Stato. Non sbaglio se dico vittima dello Stato, perché G. come molti di noi, anche se ha prestato servizio per la Regione siciliana dal 1996, ha come tutti noi solo pochissimi anni di contributi che non garantiranno una pensione di reversibilità alla moglie e ai figli, G. era monoreddito, G. come tutti noi era la vittima di un precariato selvaggio durato 22 anni, quindi non sbaglio se parlo del mio amico come una vittima dello Stato e di questa Regione, i cui parenti non hanno niente di meno dei parenti delle vittime della Mafia a cui viene garantito un posto di lavoro.

G. era un sindacalista e mio braccio destro fondamentale nelle scelte di politica sindacale, lui come me nasce nel Sadirs, poi passa all’Ugl ed infine è ancora accanto a me alla Cisl. Oggi non ho visto nessun sindacalista che conta al suo funerale, la sua morte, la morte di un lavoratore sul posto di lavoro, non ha meritato la presenza di nessun segretario regionale o provinciale di nessun sindacato, non ha meritato la presenza di nessuno dei pezzi importanti dei sindacati in cui ha militato, non ha meritato la presenza di coloro che dentro i sindacati ci hanno detto che se avessimo voluto ottenere risultati “bisogna fare deleghe”, si perché sono solo le deleghe che contano per questi omuncoli, dei diritti dei lavoratori non gliene importa nulla a nessuno.

Il giorno in cui G. se ne è andato aveva chiamato il suo amico di sempre Pietro, mio compagno di stanza, e aveva detto a lui di riferirmi un messaggio e che sarebbe passato nel pomeriggio non appena avesse smontato dal servizio, il messaggio diceva: “…Ci prendono in giro, i sindacati ci prendono in giro, dobbiamo uscirne tutti fuori e rivolgerci agli avvocati per avere i nostri diritti, perché questi ci prendono in giro…”.

Oggi al funerale di Giovanni c’era il suo dirigente generale dott. Rais, c’era il suo dirigente di servizio dott. Librizzi e poi c’erano i suoi colleghi ed amici di sempre, non c’erano i sindacalisti che contano, perché la morte di un lavoratore non conta, perché la morte di un ex contrattista sindacalista non conta, ma forse è stato meglio così!

Arrivederci G., ci hai lasciati da soli nella lotta, ma da adesso in poi farò tesoro di quello che mi hai comunicato poche ore prima di morire con l’impegno di renderti onore e con l’impegno di rendere onore a tutti i colleghi che sono andati via prematuramente, non posso dirti altro che arrivederci!”.

A leggere le parole dell’amica Maria Grazia S. non si può non rimanere coinvolti nella sua amarezza e nel dolore di una vicenda che assume i caratteri del dramma non solo per la perdita dell’amico, del collega, del marito, del genitore, del congiunto, ma per la disperazione nella quale viene a cadere una famiglia alla quale viene a mancare l’unica fonte di sostentamento.

Non credo che ci sia tanto da girarci attorno ma credo che sia necessario provare a fare qualcosa di concreto affinché la morte di un lavoratore non rappresenti per i suoi familiari anche l’inizio di un calvario.

Perché no…qualcosa si muove è a disposizione di Maria Grazia Sottile e di chi altri vorranno farsi portatori di iniziative a favore della famiglia di G.G. E per provare a disciplinare normativamente il verificarsi di queste situazioni.

Redazione

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