Morto Messina Denaro, a Castelvetrano «un giorno come un altro». Sindaco: «Ancora nessuna richiesta per seppellirlo qui»

A Castelvetrano, quello della morte di Matteo Messina Denaro è un giorno come ogni altro. Del resto, la cittadina del Trapanese che ha dato i natali all’ormai ex superlatitante di Cosa nostra lo ha anche disconosciuto otto anni fa, nel 2015 quando il suo nome e cognome sono stati cancellati dalle liste anagrafiche del Comune. Eppure è lì, nel cimitero comunale all’interno della cappella di famiglia accanto al padre don Ciccio – anche lui latitante di lungo corso e ritrovato solo dopo morto – che dovrebbe essere seppellito il corpo di Messina Denaro. «Fu la precedente amministrazione a decidere che il latitante non fosse più ufficialmente cittadino di Castelvetrano», spiega a MeridioNews il sindaco Enzo Alfano che oggi non cambierà i programmi che erano previsti per le attività amministrative e politiche. «Oggi abbiamo una seduta del Consiglio comunale durante la quale – chiarisce il primo cittadino – presenteremo la nuova giunta e affronteremo la questione della Tari (la tassa sui rifiuti, ndr) fondamentale per gli equilibri finanziari nel bilancio dell’ente».

L’amministrazione comunale va avanti con i punti già programmati all’ordine del giorno, mentre almeno già da ieri – con Messina Denaro in coma irreversibile – si parla delle attività di sistemazione che sarebbero in corso nella tomba che dovrà accogliere U Siccu. «Non ho notizie al riguardo – sottolinea il sindaco Alfano – e ho chiesto anche agli uffici comunali che dovrebbero essere interessati (Affari cimiteriali e Anagrafe, ndr) ma anche i dirigenti e i funzionari non ne sanno nulla». Insomma, dal punto di vista istituzionale non è ancora stato fatto nessun passaggio ufficiale. Il primo dovrebbe riguardare il trasporto della salma di Messina Denaro che, dopo il decesso avvenuto all’1.57 di questa notte nel letto della cella nel reparto riservato ai detenuti dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila, adesso si trova nell’obitorio dei locali sotterranei della struttura sanitaria. Non è ancora chiaro se sul cadavere verrà effettuata l’autopsia. «Per il trasporto di una salma ci sono regole bene precise e serve una doppia autorizzazione da parte dei sindaci della città di partenza e di arrivo», dice Alfano a cui la richiesta non è ancora nemmeno arrivata.

«Ha diritto a essere seppellito nel cimitero comunale nella cappella della sua famiglia come ogni altro cittadino – chiarisce il sindaco – ma vigileremo per fare in modo di soffocare sul nascere qualsiasi manifestazione estrema». L’arrivo della salma di Messina Denaro sarà comunque anche una questione di ordine pubblico. «A occuparsi di questo aspetto saranno le forze dell’ordine sotto il coordinamento della prefettura ma noi saremo certamente in appoggio con gli agenti della polizia municipale», afferma Alfano che non appare preoccupato della gestione pubblica dell’arrivo in città del feretro del boss. «Non immagino una folla di persone osannanti né di curiosi ad attenderlo e accoglierlo. Anche perché – ci tiene a sottolineare il primo cittadino – qui la gente non lo amava e lui non apparteneva più a questo territorio. Anche se – riflette Alfano a voce alta al telefono con il nostro giornale – dopo la cattura è riemerso come cittadino di Castelvetrano. Il ricordo che qui di lui hanno le persone è di un giovane prepotente della cui ferocia in molti avevano contezza fin da allora».

Difficile spezzare il binomio Matteo Messina Denaro-Castelvetrano. «Ma non impossibile – precisa il sindaco – e siamo sulla buona strada perché questo è un territorio che ha voglia di riscattarsi e di riprendere e valorizzare le proprie tradizioni e le storie di successo». Non solo quelle che affondano le radici nell’antica Solunto e nei prodotti tipici come il pane nero, le olive di qualità Nocellara o la sarduzza di Selinunte. «Ma soprattutto le storie di rivoluzione e di bellezza di chi oggi qui gestisce i beni che sono stati confiscati alla mafia», dice il primo cittadino facendo riferimento all’associazione antimafia Libera e alla cooperativa sociale Terra mia. «Realtà che sono state in grado di creare nel nostro territorio una rete sociale e istituzionale che funziona e, finalmente, gode anche di un ampio consenso da parte della società civile».


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