Era ricoverato in gravi condizioni. A fargli visita il sindaco di Catania Salvo Pogliese. Dipendente del Comune dal 1957 per tutti era «l'eterno Maina». Ha accompagnato a visitare il tesoro della patrona Giovanni Paolo II e quattro presidenti della Repubblica
Morto Maina: una vita da cerimoniere di S.Agata Dai racconti a processo fino alla candelora d’oro
Luigi Maina è morto questa sera a 89 anni. È stato, dal 1983, cerimoniere del Comune di Catania, ente da cui venne assunto nel 1957. Il suo nome però è legato in maniera indissolubile con la festa di Sant’Agata, la patrona del capoluogo etneo. Tanto da ricevere la prestigiosa candelora d’oro nel 2013 per mano dell’allora sindaco Raffaele Stancanelli. Per tutti era «l’eterno Marina». Esile di corporatura, sguardo severo, misurava le parole ed era sempre presente in tutti i momenti fondamentali dei festeggiamenti. La sua è stata una vita di riconoscimenti ed encomi: nel 1990 veniva nominato Cavaliere della Repubblica, due anni dopo commendatore al merito, mentre il 2 giugno 2000 grande ufficiale della Repubblica italiana.
Durante la sua carriera da cerimoniere ha accompagnato a vistare il tesoro di Sant’Agata diversi presidenti della Repubblica: Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano. Tra i personaggi c’è anche Papa Giovanni Paolo II, durante la storica visita dal 4 novembre 1994. Occasione, quest’ultima, in cui il Santo padre invitò i catanesi a «stare in piedi per vincere il male con il bene». Maina questa mattina ha ricevuto la visita, all’ospedale San Marco, del sindaco di Catania Salvo Pogliese. Le sue condizioni, già gravi, non facevano sperare bene. Il 2 agosto prossimo il cerimoniere avrebbe compiuto 90 anni.
La figura di Maina, che alla città donò pure una preziosa miniatura di Sant’Agata, è legata anche al processo sulle presunte infiltrazioni mafiose nei festeggiamenti agatini. Una storia controversa, passata da due processi, che hanno portato il commendatore sul banco dei testimoni. In quella occasione raccontò diversi aneddoti. «Mi ricordo – spiegava al giudice Michele Fichera – che in un’occasione, una fermata della processione fu causata da dei fuochi sparati a metà tratto di via Vittorio Emanuele, ricompreso tra l’incrocio di via Plebiscito e via Risorgimento. In quella occasione io chiesi di questa lunga esplosione di fuochi e mi venne risposto che lì abitavano i Mangion e che forse qualcuno di loro era appena uscito dal carcere». Maina ha anche ammesso le pericolose frequentazioni, di alcuni pezzi da novanta della famiglia Santapaola-Ercolano, al circolo di Sant’Agata. Il cerimoniere tuttavia si giustificò dicendo di avere appreso dopo la caratura dei personaggi. Quelli erano gli anni in cui sotto lo scrigno della martire si alternavano anche Vincenzo Ercolano e Francesco Santapaola.