Morte del 32enne Fathallah e ipotesi crisi ipoglicemica Esperto: «Norme rigorose ma di più per atleti diabetici»

Tanto dolore. È quello che da ieri avvolge il mondo del basket italiano per la morte di Haitem Jabeur Fathallah, cestista di 32 anni che militava nella Fortitudo Messina. Domenica sera il giocatore era impegnato con i compagni di squadra a Reggio Calabria per una partita del campionato di serie C Gold. Fathallah, al terzo quarto e mentre si trovava nei pressi della panchina della sua squadra, si è accasciato al suolo perdendo i sensi. Subito sono scattati i soccorsi con l’ambulanza e alcuni medici accorsi sul posto dopo essere scesi dagli spalti del palazzetto. La partita dopo il trasferimento in ospedale è continuata regolarmente soltanto perché si pensava a un malore passeggero. Al termine del confronto la terribile notizia della morte è stata comunicata a giocatori e staff delle due squadre. Sul motivo del decesso avrà probabilmente un peso la patologia di cui era affetto il 32enne: il diabete. Nell’ultima settimana a quanto pare Fathallah aveva avuto dei risentimenti e se l’ipotesi verrà confermata potrebbe trattarsi di una crisi ipoglicemica. Sulla vicenda indaga la procura.

Fathallah, nato ad Agrigento, era un giocatore conosciuto nell’ambiente e non solo in Sicilia. La domanda in casi come questo è sempre la stessa: come fa un giocatore, spesso sottoposto a controlli, a morire durante una partita? «L’Italia in merito ha una normativa molto rigorosa ecco perché l’incidenza della mortalità rispetto alla media europea è molto bassa – spiega Gaetano Iachelli, medico sportivo e presidente di Fmsi Sicilia, durante la trasmissione Direttora d’aria su Radio Fantastica-RMB – Il caso di ieri è particolare perché nel diabetico alla certificazione medico sportiva si deve affiancare per legge quella del diabetologo, quest’ultimo indica l’assenza di complicanza e la capacità del soggetto di rispondere e gestire la terapia. Se vengono fatte queste cose è impensabile che possano accadere questi eventi. Per questo motivo bisogna attendere l’esito dell’inchiesta».

Quanti sono i controlli a cui sono sottoposti gli atleti professionisti? Per un normale agonista la certificazione di idoneità ha validità di 12 mesi. Una visita più approfondita rispetto a chi, per esempio, si reca in palestra. Per chi fa sport per lavoro, invece, è previsto un monitoraggio più assiduo. «Gli eventi mortali possono avvenire perché ci sono situazioni cliniche che non emergono nella visita – continua Iachelli – o per la sottovalutazione del medico ma non mi riferisco al caso specifico ma in generale. Nei campi di gara e allenamento, inoltre, è obbligatoria la presenza del defibrillatore e di personale adeguatamente formato per utilizzarlo».

«Dal 28 agosto 2021 anche chi non ha un corso può utilizzare questo strumento per rianimare una persona – specifica Stefano Casabianca, presidente associazione autisti soccorritori italiani – Ci sono dei sintomi che sono riconducibile a un problema cardiaco, come il dolore alla parte superiore del corpo o al braccio sinistro. Una persona che sta avendo un problema di questo genere tenderà anche a negare l’evento, l’arresto cardiaco in Italia è la prima causa di morte». Nel caso di Fathallah proprio i compagni hanno raccontato che, almeno in un primo momento, il cestista avrebbe cercato di rassicurare sulla sua situazione. «L’arresto cardiaco improvviso può colpire qualsiasi fascia d’età – conclude Casabianca – Succede anche a ragazzi giovanissimi, nessuno può ritenersi al sicuro al cento per cento».


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