A poco più di 15 giorni dal giorno di Santa Rosalia e dalla tradizionale Acchianata dei fedeli, abbiamo fatto un sopralluogo per capire in che condizioni di trova la Scala Vecchia, il sentiero ottocentesco che – partendo dalle Falde, cioè da largo Antonio Sellerio (lo spiazzo con la fontana) – si inerpica fino al Santuario della Patrona di Palermo. Abbiamo dato un voto a ciascun aspetto peculiare, ma una premessa è d’obbligo: il percorso risente ancora dei danni provocati dal grande incendio dello scorso 16 giugno (e senza interventi la ripresa completa avverrà tra molti anni), tant’è che la strada pedonale è stata riaperta con un’ordinanza comunale solo da qualche giorno.
Pulizia 7,5 Il sentiero è relativamente pulito (almeno per i non altissimi standard ai quali Palermo ci ha abituato) e non ci sono eccessive sterpaglie. Ovviamente – ça va sans dire – ci sono alcuni punti che fanno eccezione, specie a ridosso del Santuario, nella strada che collega col Belvedere, dove le strisce di terreno ai lati della via carrabile sono “ornate” da evidenti resti di scampagnate e i contenitori dei rifiuti straboccano. Ma fortunatamente la Scala Vecchia propriamente detta è stata risparmiata.
Accessibilità 6- Qui si sconta uno dei problemi atavici dell’Acchianata, cioè il fatto che, soprattutto nelle ripide rampe iniziali, si trovano difformità di pavimentazione, con tratti in acciottolato e altri in cemento con cunette e avvallamenti. Inoltre mancano alcuni parapetti – problema “aggiustato alla palermitana” con la ormai storica plastica traforata arancione da cantiere, tra l’altro rotta, che restringe pure il passaggio – complicando le cose agli avventori meno preparati. Inoltre, salendo, in 2-3 punti ci sono delle pericolose buche nel selciato (in una è pure cresciuta la vegetazione) che aumentano la difficoltà dell’approccio, soprattutto in discesa. Infatti, se la salita è la parte faticosa, tornare giù a piedi è nettamente più pericoloso e rende altamente consigliate delle calzature che abbiano una buona aderenza. Problemi pure al Belvedere, dove la statua, circondata da una recinzione (abbattuta) ha parte del basamento spezzato e ricoperto da scritte.
Servizi 5 e mezzo In questo caso c’è da distinguere tra quelli pubblici e quelli privati: i primi sono abbastanza scarsi, anche se in lievissima ripresa. L’autobus 812 che unisce il Santuario alla città (o viceversa) effettua una corsa ogni 100 minuti, che si riducono ad “appena” 60 nei festivi, ma è probabile che in occasione del 4 settembre l’Amat possa incrementare il servizio. Nei mesi scorsi intanto è stata installata una minima segnaletica, che indica il percorso con pali di legno che riportano la scritta “Itinerarium Rosaliae”, in quanto la Scala Vecchia fa parte di quel Grand tour che collega i luoghi di mezza Sicilia che sono inerenti alla vita o al culto della Santuzza. Ma continuano a scarseggiare le mappe, come pure i punti dove potersi fermare (solo una panca accanto all’edicola votiva quasi alla fine dei tornanti iniziali), e l’unico approvvigionamento possibile di acqua rimane la fontana alle Falde. A meno di non voler cercare ristoro negli esercizi commerciali ai piedi della scalinata del Santuario, che – nonostante il calo di visitatori negli ultimi anni – offrono un buon colpo d’occhio.
Panorama 8 Come sempre è il pezzo forte dell’esperienza laica dell’Acchianata (sulla parte religiosa non ci pronunciamo, visto che appartiene alla sensibilità del singolo fruitore), con magnifici scorci della città da un lato, e della costa dall’altro. Ma, come detto in premessa, il voto è stato abbassato perché le conseguenze dell’incendio di giugno si vedono e si sentono ancora, dato che basta un refolo di vento per percepire una lieve ma inconfondibile puzza di bruciato. Fortunatamente però la Natura sta provando a rimediare ancora una volta ai danni dell’uomo, ed accanto ad alberi bruciati, abbattuti, tagliati, e pale nere e rinsecchite, in più punti la vegetazione torna a colorare di verde le sponde e – dato che siamo in periodo – spuntano colorati e succosi anche numerosi fichi d’india, pronti a ristorare la vista e il palato, spine permettendo.
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