Dopo la richiesta di spostare il processo per legittimo sospetto, Carlo Taormina gioca un'altra carta difensiva per l'ex numero uno di Confindustria siciliana. Si oppone anche al regime di detenzione per il suo assistito che «deve sottoporsi a un intervento chirurgico»
Montante, legale chiede ispezione al tribunale nisseno Per l’avvocato carcere incompatibile con la sua salute
Dopo la richiesta di spostamento del processo per legittimo sospetto – che ieri è stata assegnata alla sesta sezione della Cassazione – adesso arriva la richiesta di ispezione al palazzo di giustizia di Caltanissetta. Gioca un’altra carta difensiva l’avvocato Carlo Taormina, che si è aggiunto a Nino Caleca e Giuseppe Panepinto nella difesa di Antonello Montante, l’ex numero uno di Confindustria siciliana, arrestato lo scorso maggio e imputato – assieme ad esponenti delle forze dell’ordine, collaboratori e politici – con l’accusa di aver messo su una sorta di rete di spionaggio per acquisire informazioni sull’inchiesta per concorso in associazione mafiosa che pendeva nei suoi confronti a Caltanissetta.
Secondo Taormina, a Caltanissetta si stanno verificando una «serie anomalie processuali». Tanto che si è rivolto anche al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per segnalare «una chiara situazione di imperiosa sopravvenienza mafiosa nel campo della imprenditoria che intende vendicarsi dell’annientamento di ogni forma di infiltrazione e ricatto della criminalità conseguito dalla magistratura nissena con Antonello Montante in una lotta durata oltre dieci anni».
Proprio questa magistratura, «persino attraverso gli stessi magistrati che operano in simbiosi con Montante, si sta proponendo – aggiunge – come “giudice” del suo operato che è anche quello della sua magistratura, la quale dovrebbe potersi autoassolvere o autocondannare a seconda che condanni o assolva Montante». L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta sull’imprenditore di biciclette parte nel 2014 e l’ipotesi iniziale è concorso esterno a Cosa Nostra. L’accusa alla fine decade perché la Procura sottolinea di non aver trovato elementi sufficienti, anche se nell’ordinanza di arresto i pm ribadiscono che sono provati «gli acclarati e qualificati rapporti con esponenti, anche di spicco, di Cosa nostra radicata nel territorio di cui egli è originario». Cioè Serradifalco.
Il 14 maggio, al momento dell’arresto, Montante era stato posto ai domiciliari. Ma dieci giorni dopo la misura cautelare fu aggravata con il carcere sia per l’atteggiamento assunto nel giorno dell’arresto, ma soprattutto per i contatti che l’imprenditore avrebbe avuto in casa pur avendo il divieto di incontrare persone non conviventi. Secondo l’avvocato Taormina il regime di detenzione presenta profili di incompatibilità con le condizioni psichiche di Montante e con le sue condizioni di salute. L’ex numero uno di Confindustria deve infatti sottoporsi a un «gravissimo intervento chirurgico».