Molestie all’università, la rete si divide «Ragazze, non siate ingenue»

La notizia del maniaco al Monastero dei Benedettini di Catania non ha tardato a diventare un caso su Facebook. L’intervista alla studentessa vittima delle molestie di un finto operatore della Sanagens in un’aula studio della Facoltà di Lettere ha scatenato, a meno di 24 ore dall’episodio, una vero a proprio tam tam di condivisioni e commenti sul popolare social network. Così, tra indignazione ed incredulità, c’è chi parla di mancanza di sicurezza all’interno dei locali dell’università, ma anche chi critica l’ingenuità di chi si lascia abbindolare dalle richieste assurde di uno sconosciuto.

Pericolo o leggerezza, il problema rimane e non è un caso isolato: a quanto pare, il presunto feticista dei piedi non è una nuova conoscenza tra le studentesse dell’università di Catania. Sono in molte, infatti, a sostenere di essere state importunate con la stessa tecnica – e forse dallo stesso soggetto – sempre in zone universitarie. Come Chiara, che sul network di Zuckerberg racconta di essere stata «molestata da questo tizio in Cittadella», o Isa che, ridendo per sdrammatizzare, ricorda di aver avuto a che fare con un tentativo simile nelle aule studio di via Androne: «ma col cavolo che mi sono fatta toccare», scrive alla fine del commento.

La giovane vittima di giovedì sera, invece, c’è cascata, fidandosi del sedicente massaggiatore. Nonostante l’ora tarda e la bizzarra richiesta di un «massaggio ai piedi» da parte di uno sconosciuto. «Ero in facoltà e mi sentivo protetta», ha ammesso. Ma la sua ingenuità ha acceso il dibattito sul web, facendole guadagnare critiche e prese in giro. E sì, perché oltre a chi si indigna e si infuria per le molestie, c’è pure chi ride della vicenda e chi si chiede come sia possibile farsi coinvolgere in una situazione così inverosimile: «Non bisogna accettare caramelle dagli sconosciuti», sostengono in molti. Come Ornella, secondo cui «Arrivare a togliersi il calzino davanti ad un uomo sconosciuto non è normale». «Il gesto è schifoso, su questo non ci piove. Però bisogna essere davvero ingenue per permettere a uno sconosciuto di avvicinarti, raccontarti la storiella della Sanagens, farti togliere le scarpe, i calzini e avere un contatto fisico con te» – commenta Chiara . Insomma l’imperativo è uno: «Ragazze, state in guardia»!

«In facoltà ti puoi anche sentire sicura, ma sappiamo benissimo che può entrare chiunque e non possono impedirlo. Il problema sta nel non farsi abbindolare». Antonio, invece, anche se indignato, si stupisce al pensiero che «Nel 2012 l’ingenuità venga usata ancora come giustificazione».

Per alcuni, invece, il problema non è da imputarsi solo alla leggerezza delle vittime, ma anche alla poca sicurezza nelle strutture universitarie. Come Elena, che si chiede: «Si può sempre diffidare da tutto e tutti, anche in un luogo che dovrebbe essere protetto come la propria facoltà?». Dello stesso avviso anche Giuseppina: «Sono andata a studiare ai Benedettini: non una telecamera, non un bidello. Ti possono accoppare e non c’è nessuno».

Tra attacchi e sostegno, quello che il popolo di Facebook non perdona alle studentesse molestate è la mancata denuncia del fatto alle forze dell’ordine. «Ho chiesto all’altra ragazza se voleva denunciare insieme a me, ma non se l’è sentita, e mi hanno detto che una denuncia contro ignoti da sola e senza prove è inutile», spiegava la vittima ieri a CTzen. «L’importante è non essere passivi, denunciamo questi porci delinquenti – scrive Elena senza mezze misure – Perché non andare alla polizia? Si dice “che tanto non serve”. Chi lo dice? Assulutamente sbagliato. Le vittime dovrebbero denunciare questo maniaco, e sollevare nelle apposite sedi il problema sicurezza».

Anche se, secondo alcuni, in una vicenda come questa, denunciare non è facile, e gli sberleffi ironici non aiutano a vincere le reticenze. Lo fa notare Riccardo: «Non capisco i tristi commenti contro la ragazza. L’essere stata ingenua non annulla il fatto che sia stata molestata e che il tizio sia un molestatore. Viste le reazioni di alcuni non mi stupisco se molte donne non denunciano per paura di non essere credute».

E intanto, tra pro e contro, attacchi e difese, giudizi e sostegno, preoccupazione e risatine, c’è chi sdrammatizza puntando sullo scherzo. Come Maria, certa che non cascherà mai nella rete del maniaco. E non per mancanza di ingenuità: «A me non potrebbe mai succedere perché non mi toglierei mai un calzino in pubblico, per timore dei piedi puzzolenti».

 [Foto di west.m]


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