Formazione e lavoro

I militari entrano a scuola: dai progetti alle gite, il dossier sul caso degli istituti in Sicilia

Ha scatenato il malcontento di parte dell‘opinione pubblica la presenza delle forze armate nella scuola dell’obbligo italiana. Tra le posizioni espresse, quella di diversi movimenti pacifisti che hanno posto l’accento sulle forzature dei modelli educativi, in particolare con l’attivazione di Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (i Pcto, l’ex alternanza scuola lavoro), nati da protocolli di intesa tra rappresentanti dell’esercito e ministero dell’Istruzione, tra uffici scolastici regionali e provinciali e singole scuole. Tra i contrari a quella che viene vissuta come un’ingerenza delle forze dell’ordine, anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole in Italia, che si propone di studiare l’ingresso di militari e forze dell’ordine nelle scuole di ogni ordine e grado. Nei giorni scorsi, l’osservatorio ha presentato un primo dossier nella sala stampa di Montecitorio a Roma: protagonista la Sicilia dove – a causa della carenza di posti di lavoro – progetti e iniziative militari diventano incentivo per un futuro all’interno delle forze armate.

Il gruppo di lavoro ha rilevato come, negli ultimi decenni, gli interventi legislativi sulla scuola pubblica «voluti da governi sia di centrosinistra sia di centrodestra, stanno progressivamente modificando la scuola italiana per esigenze economiche, gestionali, pedagogiche, strategiche, militari». Iniziative che per l’osservatorio cozzano con i principi costituzionali di uguaglianza, pace, risoluzione dei conflitti internazionali e, non ultimi, libertà d’opinione e d’insegnamento. Numerosi gli interventi delle forze militari negli istituti siciliani, dai corsi di educazione alimentare, storia e geografia a quelli di informatica. Dalla riqualificazione degli edifici alla ripulitura di aree verdi, passando per i percorsi formativi rivolti alle nuove generazioni. È il caso degli studenti di un istituto di Caltagirone che hanno compiuto una inusuale gita: con una quota di 300 euro per un tour di cinque giorni, hanno visitato alcune basi di guerra pugliesi. «Per motivi di sicurezza – si legge nella nota inviata dal dirigente scolastico della scuola calatina – non sono menzionati i percorsi oggetti di interesse, ma gli studenti saranno accompagnati da ufficiali e sottufficiali istruttori per tutto il periodo di percorso». A Riposto, invece, «i militari del gruppo volo aerei anti-sommergibili VP-26 di US Navy hanno descritto le caratteristiche tecniche del velivolo P8 Poseidon costruito dall’azienda aeronautica statunitense; i piloti del gruppo Antisom VP-26 hanno festeggiato Halloween con i bambini di una scuola dell’infanzia di Scordia e di Gravina di Catania, mentre lezioni di inglese sono state tenute dai marines per migliorare la conoscenza della lingua inglese degli allievi in diverse scuole tra Nissoria, Gravina di Catania, Lentini, Bronte, Caltagirone, Regalbuto, Catania, Gela».

In linea con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole in Italia, è anche Arci Sicilia che aveva espresso il proprio dissenso alla notizia di febbraio della sottoscrizione dei Pcto, previsti per giugno, all’aeroporto militare Usa-Nato di Sigonella per 350 studenti di sette scuole tra Catania, Ragusa, Messina e Caltanissetta. «È davvero incredibile che un luogo di guerra come una base Usa-Nato – denuncia l’associazione – con un ruolo chiave nel conflitto in corso tra Ucraina e Russia, possa diventare lo spazio adatto per acquisire competenze trasversali». A esprimersi sulle polemiche sollevate sull’ingerenza dei militari nel mondo della scuola, è Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, l’associazione sindacale che tutela i diritti delle forze armate: «I carabinieri visitano da decenni le scuole del Paese per parlare di tematiche inerenti alla sicurezza, come l’educazione stradale e alimentare – dice – spiegando ai ragazzi la pericolosità delle sostanze stupefacenti e assolvendo così a un servizio civico e di sensibilizzazione delle nuove generazioni». Nicosia sottolinea come i Pcto siano un’opportunità, anche per le stesse forze armate: «Permettono ai giovani di avvicinarsi a realtà congeniali per le loro capacità – conclude – e per il nostro settore che accoglie sempre favorevolmente nuove leve giovani, motivate e con idee chiare in mente, soprattutto in un momento in cui siamo sottorganico».

Graziella Guglielmino

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