Milazzo, la Raffineria ha ottenuto un’Aia più leggera La tesi di un perito a pochi giorni dall’udienza del Tar

Le emissioni nell’atmosfera da parte di Raffineria di Milazzo tornano al centro dell’attenzione. Dopo il pronunciamento del Tar che ha stoppato l’applicazione del Piano dell’aria regionale all’impianto industriale mamertino, motivando la decisione con la poca attendibilità dei parametri utilizzati dalla Regione per disporre le prescrizioni, a fare notizia è una relazione del perito nominato dal tribunale amministrativo di Catania in merito al ricorso presentato da sette comuni del Messinese, con l’intervento ad adiuvandum dell’associazione Adasc, in merito all’autorizzazione integrata ambientale che, nel 2018, Ram aveva ottenuto dal ministero dell’Ambiente. Un’Aia che di fatto rinnovava i permessi rilasciati nel 2011, ma che – secondo i ricorrenti – sarebbero meno restrittivi rispetto a quelli della prima autorizzazione. 

«I valori limite di emissione previsti nella nuova Aia sono, per alcuni inquinanti, meno restrittivi di quelli previsti dall’Aia previgente. Per le emissioni di alcuni inquinanti da alcuni camini, inoltre, non sono prescritti limiti di emissione», scrive Giovanni Esposito, direttore del dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università Federico II di Napoli. Esposito è l’esperto incaricato dal Tar di Catania di comparare l’Aia del 2018 con quella del 2011.

Alla tesi dell’Aia più leggera, la Raffineria di Milazzo ha contrapposto una serie di osservazioni. «L’Aia rilasciata dal Ministero ha correttamente applicato le Batc (Best Available Techniques Conclusions, ndr) – sostengono i legali del colosso industriale – e laddove non sono stati fissati dei limiti per taluni camini, ciò è semplicemente dovuto al fatto che le Batc non prevedono questi limiti in quanto ritengono al riguardo l’impatto emissivo trascurabile per taluni inquinanti». 

La replica del perito non si è fatta attendere: «Lo scrivente non può non ribadire che il quesito che gli è stato posto dal collegio giudicante non concerne la rispondenza della nuova Aia alle Batc e a tutta la normativa vigente – scrive Esposito – ma riguarda semplicemente il confronto tra la nuova Aia e quella previgente. In ogni caso, visto il rilievo sollevato dalla Raffineria di Milazzo, si ritiene utile precisare – sottolinea l’esperto – che visto che il sottoscritto ritiene la nuova Aia meno restrittiva di quella previgente, ritiene di conseguenza che la normativa vigente non è stata rispettata». In merito al secondo punto, Esposito dice che «anche se fosse vero che la nuova Aia non ha fissato limiti solo per quei camini e quei parametri per i quali le emissioni sono trascurabili, resta il fatto che la vecchia Aia fissa i limiti per tutti i camini e quindi, nell’effettuare il confronto, quei camini non possono essere trascurati».

«Finalmente è stata fatta chiarezza. Nel 2018 abbiamo più volte scritto al ministero dell’Ambiente per evidenziare che l’Aia rilasciata non era in linea con le disposizioni normative – dichiara Peppe Maimone, presidente Adasc – Ci siamo dovuti rivolgere al tribunale amministrativo per avere conferma che la nuova Aia è meno restrittiva, quindi illegittima. Attendiamo adesso la decisione finale del Tar». L’udienza del tribunale amministrativo etneo è prevista per giovedì e arriverà pochi giorni dopo la decisione del ministero dell’Ambiente di avviare un procedimento di riesame dell’Aia rilasciata nel 2018 a Ram. «Riteniamo che l’avvio del procedimento del riesame è una mossa dei burocrati del ministero dell’Ambiente in vista dell’udienza perché hanno la reale preoccupazione che il Tar, vista la relazione, possa dichiarare l’illegittimità dell’autorizzazione rilasciata alla Raffineria di Milazzo», commenta Maimone.


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