Migranti, tutti scesi a Catania dalle navi. Ong: «Torneremo subito in mare a salvare vite umane»

Prima notte senza persone a bordo per la Humanity One e la Geo Barents, le due navi di ong ormeggiate da giorni nel porto di Catania. Tutte le persone che erano rimaste a bordo sono state fatte sbarcare ieri sera e portate al Palaspedini, un impianto sportivo di proprietà del Comune. Nel tardo pomeriggio, erano stati fatti sbarcare i migranti a bordo della Geo Barents dopo l’autorizzazione arrivata dai medici dell’Asp etnea che li avevano visitati riscontrando un grave «rischio psicologico» causato dalla lunga permanenza sulla nave. La stessa da cui il giorno prima in tre si erano buttati in acqua – un uomo è stato ricoverato all’ospedale San Marco con una polmonite – e diversi avevano cominciato a rifiutare cibo e acqua. In tarda serata, per lo stesso motivo – ovvero l’incompatibilità del loro stato di salute con la permanenza a bordo della nave – sono state fatte scendere anche le persone sulla Humanity One.

Venuta meno l’emergenza, è decaduto il ricorso al tribunale civile di Catania per cessato motivo del contendere. I legali della ong Sos Humanity stanno ancora valutando se presentarlo invece Tar del Lazio sul verbale notificato al comandante per andare via con la nave e le 35 persone rimaste a bordo dopo che erano stati fatti scendere i cosiddetti «soggetti fragili». «La contestazione sul verbale – spiega l’avvocato Riccardo Campochiaro – è anche una contestazione sul decreto ministeriale che, secondo pareri di illustri giuristi italiani e internazionali, fa acqua da tutte le parti. Abbiamo tempo: la legge prevede 60 giorni per la presentazione di un ricorso». Il legale ha inoltre precisato che «la sanzione prevista di 50mila euro non potrà essere applicata alla Humanity One perché lascerà il porto di Catania». 

Intanto, il capo missione della nave di Medici senza frontiere Juan Mattias Gis ha già annunciato che dopo un giorno di riposo e il tempo di fare rifornimento, la Geo Barents «ritornerà in mare a salvare vite umane». Nonostante il decreto ministeriale, «non possiamo fermarci», ha ribadito Gis.


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