Migranti, superstite: «Decine di cadaveri in mare» Autopsia sui cinque corpi, morti perché calpestati

Ha finito anche lui il suo giro tra i vari stand dell’accoglienza sul molo di Catania. Le foto segnaletiche, una briochina e una bottiglietta d’acqua per iniziare a riprendersi da un viaggio iniziato sei mesi fa dal suo Paese, il Ghambia. Sulla mano, scritto con un pennarello nero, il numero che gli è stato assegnato: il 77. Ha un paio di scarpe da tennis nuove ai piedi, fornite dalla Croce Rossa. Appoggiato a una transenna, in attesa di sapere dove sarà trasferito, racconta il viaggio per mare, iniziato da Tripoli e finito sul mercantile Zeran che intorno a mezzogiorno di domenica ha salvato un centinaio di migranti che viaggiavano su un gommone. «Si sono avvicinate due barche: una grande e una più piccola, molti hanno deciso di buttarsi in mare per salvarsi, ma non ce l’hanno fatta e sono morti».

Racconta così il 23enne gli attimi più concitati del salvataggio. I superstiti sono arrivati stamattina al porto di Catania. Sul mercantile che li ha portati nel capoluogo etneo c’erano anche cinque cadaveri. Sarebbero morti sul barcone, secondo le testimonianze dei superstiti. Da un primo esame esterno dei corpi effettuato dai medici legali, sarebbe emerso che siano morti perché calpestati da altri migranti che tentavano di raggiungere la salvezza. Le vittime sarebbero rimaste relegate sul fondo del natante, invaso dall’acqua. Nelle prossime ore, dovrebbe essere fissata un’autopsia.

Per fare chiarezza sul naufragio raccontato dai primi superstiti a Save the children, e in cui sarebbero annegati una quarantina di migranti, la procura di Catania ha aperto un’inchiesta. Coordinata dal sostituto procuratore Giovannella Scaminaci. Il giovane ghambiano fornisce ulteriori dettagli rispetto alle prime ricostruzioni: «Eravamo 137 sull’imbarcazione, dopo che molti si sono gettati in acqua, ci siamo ritrovati in 91». Secondo il suo racconto, quindi, i morti potrebbero essere 46. A confermare un numero elevato di vittime anche le autorità giudiziarie etnee: «Risulta con certezza, anche attraverso documentazione video, che alcune persone sono morte annegate durante la fase del soccorso — scrivono in un comunicato diffuso alla stampa — Non è ancora possibile indicare il numero dei morti e dei dispersi, comunque elevato».


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