L'assessore regionale al Turismo propone di «esentare dall'obbligo di accoglienza» le località che attirano più vacanzieri, come quelle che fanno parte dei siti Unesco. Ma a non pensarla così sono in molti. Per il sindaco di Troina, Fabio Venezia, bisogna però «evitare la conversione di troppi hotel in centri di accoglienza»
Migranti, per Bargagallo danneggiano città turistiche Sindaci divisi tra presa di distanze e voglia di regole
Dice di non essere razzista e di essere favorevole all’accoglienza, ma secondo l’assessore regionale al Turismo, Anthony Barbagallo, tra le emergenze che danneggiano le eccellenze siciliane ci sarebbe «l’immigrazione». La proposta dell’esponente dem nella giunta Crocetta, lanciata in un’intervista al quotidiano La Sicilia, è quella di chiedere ai prefetti «di esentare dall’obbligo di accoglienza i sindaci dei comuni turistici siciliani». Una cinquantina, in tutto, da Taormina a Bronte, fino ai siti Unesco.
Una proposta che ha fatto saltare dalla sedia il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, secondo cui «l’Italia intera e la Sicilia in particolare hanno una centenaria storia di accoglienza, come hanno una lunga storia di emigrazione». Per il primo cittadino «proprio la cultura e la prassi dell’accoglienza fanno di tutta Italia e soprattutto della Sicilia una importante meta turistica» e in tal senso escludere i centri turistici sarebbe «come proporre di escludere tutta la Sicilia, se non tutta l’Italia».
Dello stesso avviso anche il presidente della Fondazione Unesco Sicilia, Aurelio Angelini, convinto del fatto che le parole di Barbagallo aggiungano «una nuova discriminazione a quella già esistente». «A parte che – attacca Angelini – non capisco la discriminante legata ai siti Unesco: possiamo forse considerare Trapani, che non ha siti Unesco, meno attrattiva di Palermo sotto il profilo turistico?». «Se c’è un aspetto positivo nelle attuali politiche d’accoglienza – sottolinea ancora Angelini – è quello di distribuire il numero dei migranti, proprio per minimizzare l’effetto di nuove presenze e non creare ghetti. Piuttosto, l’assessore Barbagallo dovrebbe interrogarsi su come riuscire ad applicare le politiche nazionali di integrazione al territorio. La Regione – prosegue il presidente della Fondazione Unesco Sicilia – dovrebbe dimostrare di avere un’idea, invece l’unica sembra essere quella di chiudere le porte. Non mi pare un bel messaggio, posto che io non credo che la presenza di migranti sia un elemento ostativo. Le più belle città del mondo sono multietniche».
Ancora a proposito di siti Unesco, è il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, a intervenire sulla proposta di Barbagallo, sottolineando come nelle Eolie in questo momento non ci siano centri d’accoglienza. «Il motivo – spiega – è molto semplice. La prefettura di Messina ha pubblicato il bando a cui potevano partecipare i privati, ma naturalmente in piena stagione turistica nessun privato ha fatto richiesta. Nulla toglie, però, che in futuro le condizioni possano cambiare. Sinceramente non credo che il tema dei migranti in una località turistica possa essere un problema». «Se parliamo di controllo del territorio, invece, il discorso è ben diverso – aggiunge -. Quello è un tema che mi preoccupa, soprattutto in questo momento in cui il comune di Lipari si ritrova un territorio distribuito su sei isole, con almeno centomila persone e soltanto 14 vigili. Ma è problema – chiarisce Giorgianni – che mi pongo a prescindere dai migranti».
Ma per un sindaco che non considera la presenza di migranti un problema, ecco invece Fabio Venezia, primo cittadino di Troina, nell’Ennese, convinto invece che «per le città turistiche bisognerebbe definire una regolamentazione più attenta. Il motivo – dice – non sta tanto nel fatto che i migranti in sé siano una minaccia, ma perché ritengo che lo spauracchio da contrastare sia quello di ritrovarsi con tante strutture ricettive che convertono il proprio business puntando all’accoglienza».
Gli fa eco Graziano Calanna, sindaco di Bronte, tra i Comuni direttamente citati da Barbagallo, che in questo momento ospita circa 50 migranti, suddivisi in due strutture. Secondo Calanna, «quella di Barbagallo è una posizione assolutamente condivisibile. Non che io sia – avverte – contrario all’accoglienza, ma devono esserci delle regole, altrimenti si rischia di ritrovarsi dall’oggi al domani come a Mineo, che di certo non è tra le mete turistiche più ricercate in Sicilia». Il riferimento di Calanna non sembra essere casuale, considerato che proprio a Bronte una struttura ha fatto richiesta per accogliere 60 migranti. Fino a circa un anno fa l’edificio era adibito ad albergo e gestito da un cugino acquisito del sottosegretario Giuseppe Castiglione. Ma a distanza di un anno non si sa quale società abbia fatto richiesta di riaprire la struttura convertendola a centro d’accoglienza.