La ricostruzione delle ultime convulse 12 ore che hanno portato allo sbarco della nave della ong tedesca, a seguito del provvedimento da parte della magistratura che ha sequestrato il mezzo e indagato il comandante. Ma è bagarre politica. Guarda i video
Migranti, lo sbarco a Lampedusa della Sea Watch Il sequestro della Procura e lo scontro Lega-M5s
I 47 migranti soccorsi dalla nave della
ong tedesca Sea Watch sono sbarcati a Lampedusa. A sbloccare la situazione è stata la Procura di Agrigento che ha ordinato il sequestro probatorio dell’imbarcazione per violazione dell’articolo 12 del testo unico dell’Immigrazione (che colpisce chiunque illegalmente promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri in Italia). Ieri sera personale della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza è salito a bordo della Sea Watch 3 per attività di polizia finalizzate al sequestro e ha guidato il trasbordo delle persone, a cominciare da un disabile, che ha una gamba amputata, e da una donna incinta. Un’operazione che – fanno sapere stamattina fonti del ministero dei Trasporti – era a conoscenza della prefettura di Agrigento, che fa capo al Viminale.
Era stata la stessa ong nel pomeriggio di ieri a lanciare un ultimatum: «I naufraghi – ha spiegato la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi – hanno chiesto di indossare i giubbetti salvagente e hanno detto di volersi buttare in acqua per disperazione». Poi il comandante Arturo Centore ha fatto sapere a Guardia Costiera e Gdf che se entro le 21 non avesse ottenuto l’autorizzazione allo sbarco, avrebbe tolto l’ancora e sarebbe entrato in porto di sua iniziativa.
Il procuratore di Agrigento
Luigi Patronaggio ieri sera ha quindi coordinato l’operazione e l’imbarcazione stamattina verrà fatta arrivare a Licata. Intanto il comandante Centore è stato iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il provvedimento è stato notificato dalla Guardia di finanza, contestualmente alla notifica del sequestro probatorio. «I migranti posti in salvo – ha detto Patronaggio – saranno affidati a personale della Questura di Agrigento per la identificazione e per i necessari atti di polizia giudiziaria. Le indagini proseguiranno sia per l’individuazione degli eventuali trafficanti di esseri».
«Ancora una volta – dicono dalla ong tedesca – si è dimostrato che i porti dell’Italia non sono chiusi. La nave è a disposizione degli inquirenti per verificare se effettivamente c’è un reato da contestare. Siamo molto sereni e sicuri che la giustizia farà il suo corso».
Ma l’evolversi degli eventi ha scatenato
la bagarre politica. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che da giorni ribadiva che la Sea Watch non sarebbe entrata a Lampedusa, è sbottato in diretta tv su La7 davanti alle immagini dello sbarco. «Sono pronto a denunciare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque sia disponibile a far sbarcare gli immigrati irregolari su una nave fuorilegge – ha detto – Questo vale anche per organi dello Stato: se questo procuratore autorizza lo sbarco, io vado fino in fondo».
Dopo aver preso di mira Patronaggio,
l’obiettivo si è spostato sugli alleati di governo del Movimento 5 stelle. «Qui o è stato il procuratore Patronaggio o Toninelli. Se qualche ministro ha dato l’autorizzazione a sbarcare gli immigrati, se qualcuno vuole aprire i porti e aiutare gli scafisti ne risponderà davanti agli italiani». E a stretto giro arriva la risposta del ministro dei Trasporti. «Se ha qualcosa da dirmi, me la dica in faccia. Non parli a sproposito del sottoscritto in Tv. È evidente che l’epilogo della vicenda è legato al sequestro della nave da parte della magistratura, non serve un esperto per capirlo. Magari il ministro dell’Interno si informi prima di parlare».
Poi Salvini smette di parlare in prima persona e lascia che siano i suoi fedelissimi della Lega a far filtrare alla stampa tutta la sua rabbia. «C’è stata un’accelerazione d’intesa tra tutti che ha di fatto spogliato il Viminale delle sue competenze», dicono gli uomini del ministro. E a chi gli chiede se in quest’intesa un ruolo l’abbiano avuto il premier Conte e il leader M5s Di Maio, rispondono: «Quello che si nota è lo straordinario silenzio di entrambi, che erano stati invece così prodighi di dichiarazioni in questi giorni». E il botta e risposta continua, perché fonti di governo M5s precisano: «Nessun ministro del Movimento ha aperto i porti».