I cosiddetti hotspot saranno a Pozzallo, Augusta, Porto Empedocle, Lampedusa e Trapani. Si tratta di punti dove funzionari delle agenzie dell'Unione europea valuteranno il diritto dei migranti a essere trasferiti in altri Paesi europei, sulla base della loro nazionalità. Il coordinamento sarà a Catania
Migranti, in Sicilia i cinque centri gestiti dall’Ue Anche la detenzione per chi non si registra
Sono cinque e tutti in Sicilia i centri per il ricollocamento dei migranti che gestirà l’Unione europea in Italia. Si chiamano hotspot e vedranno a lavoro, insieme, autorità italiane ed esperti delle agenzie Easo, Frontex, Eurojust ed Europol, già arrivati in Italia. «I ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre». Ad affermarlo è Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue per l’immigrazione. I punti individuati sono Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa. A Catania, nella sede di Frontex al monastero di Santa Chiara, ci sarà il quartier generale che dovrebbe avere ruolo di coordinamento. Luoghi che, secondo gli annunci, serviranno per identificare, registrare ed eventualmente inviare in un altro Paese europeo i migranti che ne hanno diritto – siriani ed eritrei – in base al sistema di quote concordato a Bruxelles. Ma se i migranti non vorranno farsi registrare, potrebbe scattare persino l‘arresto.
I piani di Italia e Grecia, i due Paesi dove saranno collocati questi centri, sarebbero arrivati oggi a Bruxelles. Sono quindi iniziati gli incontri operativi per l’attuazione dei programmi. Secondo quanto ribadito da Bertaud, «gli hotspot sono gruppi di persone delle agenzie Ue» che contribuiscono alla registrazione dei migranti e non si tratta di centri di accoglienza.
C’è già una data precisa. Il primo ottobre è prevista una riunione con le autorità greche, italiane e gli ufficiali di collegamento, che darà il via ai primi ricollocamenti dei 40mila siriani ed eritrei (24mila dall’Italia e 16mila in Grecia) in due anni. Secondo quanto riferito all’Ansa da fonti Ue, lo scopo della Commissione Ue è portare avanti in modo parallelo la registrazione dei migranti e il loro ricollocamento. «Per coloro che rifiutano di farsi registrare è prevista, come ultima risorsa, la detenzione», precisa l’agenzia.