Sulla base dei dati Istat, la Fondazione Migrantes e la Caritas italiana hanno redatto il nuovo rapporto sulle presenze nel territorio etneo. In provincia i cittadini non italiani sono il 3,2 per cento della popolazione totale, per lo più residenti nel capoluogo
Migranti, a Catania il quattro per cento di stranieri Nel porto etneo sbarchi sono drasticamente ridotti
Sono 36.009 gli stranieri residenti nella provincia di Catania, equivalente al 3,2 per cento della popolazione totale. Di questi, 13.544 risiedono a Catania e provengono soprattutto da Sri Lanka e Romania; cresce anche la presenza delle donne. Sono queste le cifre che emergono dall’ultimo «censimento» sui dati relativi all’immigrazione e alla presenza di stranieri in Italia promosso dagli organismi della Cei Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, con l’utilizzo dei dati Istat, che annuncia dati interessanti e parzialmente inaspettati.
Abbiamo analizzato le cifre relative alla Sicilia, al Comune di Catania e al territorio provinciale e ciò che emerge a una prima analisi è un modesto aumento della popolazione straniera residente. Nella provincia di Catania sono 562 gli stranieri in più rispetto all’anno scorso. Il comune di Catania si piazza al primo posto per numero di stranieri tra i Comuni della provincia con 13.544 residenti, equivalente al quattro per cento della popolazione totale; seguono Caltagirone con un totale di 1.544 unità, Giarre con 1.504, Acireale con 1.448 e Paternò con 998. Il dato interessante relativo a questi ultimi tre Comuni riguarda la presenza delle donne, che è aumentata più della metà rispetto a quella degli uomini. A Giarre, ad esempio, 699 sono gli uomini e 805 le donne. A Catania il numero degli uomini continua ad essere prevalente rispetto a quello delle donne.
I Comuni in cui si registra il numero più basso di residenti stranieri sono, invece, Ramacca (667), Belpasso (657) e Palagonia (699). Per quanto riguarda il ventaglio relativo ai luoghi di origine è evidente che sia molto ampio, con una marcata provenienza da Sri Lanka (19,1 %), Romania (16%) e Cina (8,6%), seguono Mauritius (4,2%), Marocco (3,9%), Bangladesh (3,1%), Bulgaria (3%) e Senegal (2,6%). Il fenomeno migratorio ha assunto forme nuove nell’ultimo biennio e il Rapporto rende conto anche di questo: oltre al trend sulla presenza femminile, è mutato anche il metodo di approdo da parte dei migranti transnazionali.
Nel 2016, infatti, il Porto di Catania – al secondo posto, dopo Augusta, tra i porti di arrivo – aveva accolto 17.989 persone, mentre nel 2018 solo 2.961: l’84 per cento in meno degli sbarchi. Un dato che fa eco alla media regionale che attesta il suddetto abbassamento del trend sugli sbarchi, a dispetto delle retoriche allarmistiche politiche dell’ultima campagna elettorale, che aveva elevato la questione degli sbarchi a preoccupazione nazionale.
Il numero di stranieri presenti in tutta la Sicilia è invece di 193.014 unità ovvero il tre per cento della popolazione non italiana distribuita su tutto lo Stivale. Palermo è la provincia con il maggior numero di residenti stranieri, provenienti per lo più dall’Est Europa (Romania). Seguono Catania e Ragusa; all’ultimo posto troviamo Caltanissetta ed Enna. Un altro dato quantitativo interessante messo in luce dall’analisi della Cei, riguarda la sfera dei media e del linguaggio: i telegiornali nazionali hanno riservato il 40 per cento del loro palinsesto alla tematica dei flussi migratori e in particolare degli sbarchi: in altre parole, quasi la metà la delle notizie annunciate. Poco spazio hanno trovato, invece, le notizie positive relative ai temi dell’integrazione e della buona accoglienza.