Viaggiavano su gommoni e barchini e sono stati avvistati dalla ong Proactiva Open Arms. Le operazioni, coordinate dalla guardia costiera italiana, sono state tre. A prendere parte alle attività di trasferimento anche la nave Aquarius di Sos Mediterranée. Le condizioni del mare dovrebbero peggiorare. Guarda le foto
Migranti, 255 persone salvate nel Mediterraneo Attivisti: «Recuperati poco prima della tempesta»
«Morti di paura e di freddo nella piena oscurità di questo mare immenso. Così li abbiamo trovati». A parlare è Oscar Camps di Proactiva Open Arms, ong spagnola che questa notte ha salvato 134 persone nel Mediterraneo. I migranti viaggiavano a bordo di un gommone. In totale sono 255 le persone recuperate nelle scorse ore in tre distinte operazioni – molti si trovavano sopra dei barchini in legno – coordinate dalla centrale operativa della guardia costiera a Roma.
A prendere parte ai soccorsi è stata anche una nave dell’operazione Eunavfor Med. I migranti a breve dovrebbero essere trasferiti a bordo della nave Aquarius della ong internazionale Sos Mediterranée. «Aquarius in procinto di accogliere a bordo oltre duecento persone soccorse questa mattina in acque internazionali da Open Arms e da una nave mercantile per procedere poi verso un porto sicuro prima della tempesta prevista sul Mediterraneo», si legge in un tweet pubblicato sulla pagina dell’organizzazione non governativa.
La questione viaggi in mare nel corso del 2017 è stata segnata dall’accordo stipulato tra il governo italiano e l’omologo libico riconosciuto dalla comunità internazionale guidato da Fayez al-Sarraj, con il quale Roma si è impegnata a formare la guardia costiera libica e concedere aiuti materiale in cambio di un impegno in prima linea delle autorità del paese nordafricano nell’arginare le partenze. Impegno che ha portato a una netta riduzione degli sbarchi ma che allo stesso tempo è stato al centro delle polemiche per la carenza di garanzia sui trattamenti riservati alle persone intercettate nel Mediterraneo e riportate in Libia. A sostegno di questa tesi ci sono i racconti raccolti dagli attivisti dopo gli sbarchi nei porti italiani, parte dei quali finiti in un dossier consegnato a fine novembre al ministero degli Interni Marco Minniti, durante una visita all’hotspot di Pozzallo.
E proprio il capo del Viminale – il principale destinatario delle critiche – nei giorni scorsi ha salutato con soddisfazione l’attivazione del corridoio umanitario tra la Libia e l’Italia, che consentirà l’arrivo di richiedenti asilo via aereo, con viaggi coordinati dall’aeronautica militare italiana. «Siamo riusciti a portare verso la salvezza donne e bambini, sottraendoli ai trafficanti di esseri umani», ha detto Minniti, assicurando che si tratta soltanto dell’inizio dell’attività che, secondo il responsabile della Libia dell’Unhcr, Roberto Mignone, nel 2018 potrebbero portare in Italia tra le cinque e le diecimila persone». Numeri che tuttavia, stando proprio ai dati forniti dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, rimarrebbero comunque ben lontani da quello riguardante il totale delle persone che decidono di mettersi in mare. Nel 2017, infatti, sono infatti oltre 119mila i migranti arrivati in Italia. Uomini, donne e bambini alla ricerca di un futuro migliore ma anche in fuga da un Paese – la Libia – in cui la sicurezza e i diritti umani non sono garantiti.