A Catania è arrivato il corpo senza vita di una donna. Mentre la nave di Sos Mediterranee ha raggiunto il luogo dell'ennesima strage. Per Medici senza frontiere questi morti «sono il risultato di una risposta globale insufficiente. Le politiche attuali che puntano a tenere le persone lontane, non stanno funzionando»
Migranti, 22 cadaveri in pozza di acqua e carburante Msf: «Quanti morti prima di un’alternativa sicura?»
Duemila ne sono stati salvati ieri, ma già oggi si contano nuovi morti tra i migranti che attraversano il Mediterraneo diretti in Sicilia. Stamani a Catania è arrivata la nave Reina Sophia della Eunavfor Med, con a bordo 841 persone e il cadavere di una donna. È tragico il bilancio di un’altra operazione di recupero da parte della nave Acquarius di Sos Mediterranee, che oggi, a largo della Libia, ha individuato 22 corpi senza vita. Di questi 21 sono di donne. L’imbarcazione dovrebbe arrivare domani nel porto di Trapani, portando anche 209 migranti tratti in salvo (177 uomini e 32 donne), tra cui due donne incinte e 50 bambini, di cui 45 non accompagnati.
Secondo quanto riferisce un membro di Medici senza frontiere, i cadaveri sono stati trovati «in una pozza di carburante e acqua» sul fondo del barcone. Una morte definita «orribile». «Non è ancora completamente chiaro che cosa sia accaduto – ha spiegato alla Bbc un responsabile di Msf -. Sembra che acqua e carburante, mescolati insieme, abbiano generato fumo che ha fatto perdere conoscenza ai migranti».
«Quando la nostra équipe si è avvicinata al primo gommone, ha visto dei cadaveri che giacevano sul fondo dell’imbarcazione in una pozza di carburante – ha detto Jens Pagotto, capo missione di MSF per le operazioni di ricerca e soccorso – I sopravvissuti hanno passato diverse ore a bordo con i cadaveri. Molti di loro sono troppo traumatizzati per riuscire a raccontare quanto accaduto. Non è ancora chiaro come queste donne siano decedute».
Kim Clausen, coordinatore delle operazioni di Msf sulla Bourbon Argos, ha aggiunto che «anche in questa occasione, quando siamo arrivati per effettuare le operazioni di soccorso, due dei gommoni erano già sgonfi su un lato e avevano cominciato ad imbarcare acqua». Una situazione sempre più frequente. «Le imbarcazioni – ha continuato – si trovano ad affrontare il mare in condizioni sempre più precarie, con pochissimo carburante, acqua e cibo a disposizione: la capacità di resistenza è di solo poche ore. Nelle ultime settimane, per evitare tragedie in mare, ci siamo trovati ad effettuare salvataggi in zone sempre più vicine alle acque libiche». Per Pagotto questi morti «sono il risultato di una risposta globale insufficiente e inadeguata a questa crisi. Le politiche attuali – ha aggiunto – che puntano a tenere le persone lontane, non stanno funzionando. Quante altre vite dobbiamo perdere in mare prima che le persone che necessitano di assistenza e protezione abbiano un’alternativa più sicura?».
Operazioni di prima accoglienza sono in corso anche al porto di Pozzallo, dove la nave di Medici senza frontiere, Bourbon Argos, ha trasferito 628 persone che viaggiavano nel Canale di Sicilia su precari gommoni.
Ieri in totale sono stati 2.126 i migranti salvati nel Mediterraneo. Tra questi moltissime donne e bambini. Solo ad Augusta ne sono arrivati 602, tra cui 140 minori. Mentre lo sbarco più imponente è toccato a Palermo con 1.146 persone, tra cui 354 donne (23 incinte), 45 minori accompagnati e 63 non accompagnati.