L'agente avrebbe confessato la propria responsabilità al direttore del penitenziario di Gazzi e per questo è stata sospesa dal servizio. Non è escluso possano emergere profili da un punto di vista penale. Il piccolo vive nella struttura del Messinese insieme alla sorella e alla madre che è detenuta
Migliora il bimbo che ha mangiato il veleno in carcere Il topicida forse portato da una guardia penitenziaria
È fuori pericolo il bambino che lo scorso 6 settembre ha ingerito parte di un potente topicida che si trovava all’interno dell’area femminile del carcere di Gazzi a Messina. Dove il piccolo, di origine nigeriane, vive insieme alla sorella e la madre, che è detenuta.
Intanto l’indagine interna, avviata dal penitenziario, fa registrare un importante passo in avanti. A portare il topicida all’interno della casa circondariale sarebbe stata un’agente di polizia penitenziaria. La donna, la stessa che ha soccorso il bambino nell’immediato, avrebbe confessato il fatto ieri al direttore del carcere. Si sarebbe quindi trattato di un‘iniziativa personale dell’agente, della quale era totalmente all’oscuro la direzione della casa circondariale.
Per la donna è scattato il procedimento disciplinare presso il provveditorato regionale per la Sicilia dell’amministrazione penitenziaria di Palermo. Non si esclude al momento che la sua condotta possa configurare profili rilevabili da un punto di vista penale.