Micron, prosegue l’occupazione al Comune La richiesta: «Saldo esuberi pari a zero»

Prosegue l’occupazione dell’aula consiliare del Comune di Catania da parte di alcuni dipendenti della sede etnea della Micron. Da lunedì per 128 di loro scatterà il licenziamento disposto, a sorpresa, lo scorso 20 gennaio dall’azienda statunitense che produce componenti di ultima generazione per smartphone, tablet e televisori. Un taglio, per molti inspiegabile, che si abbatterà su tutti gli stabilimenti italiani per un totale di 421 esuberi sul territorio nazionale. Dopo numerosi incontri – al ministero dello Sviluppo economico e a quello del Lavoro – e tavoli aperti a livello regionale, i dipendenti hanno deciso ieri di manifestare all’interno di palazzo degli Elefanti. «Questa protesta ha tutti gli obiettivi tranne colpire l’amministrazione comunale che, anzi, in questo percorso ha dato una mano importante ai lavoratori Micron», puntualizza Stefano Materia, segretario Fiom-Cigil di Catania. «C’è un’assemblea permanente di alcuni lavoratori che, in modo assolutamente civile, stanno manifestando l’esigenza di avere la marcia in più che finora in termini di risultati non c’è stata», prosegue.

L’accesso al palazzo è vietato a tutti e i capannelli di lavoratori saltano agli occhi tra via Etnea e piazza Duomo. Per oggi è stata indetta una giornata di sciopero e in molti hanno deciso di rimanere vicini ai colleghi rimasti all’interno dell’aula. «Sala consiliare occupata ad oltranza con massimo rispetto e forza, rimarremo qui in attesa di certezze e impegni tangibili», afferma Francesco Furnari, dipendente Micron e delegato Fiom-Cgil. «È arrivato il momento di fare uno sforzo tutti: politica, istituzioni e soprattutto il governo di questo Paese. Le aziende Micron e ST Microelectronics devono impegnarsi per avere un saldo di esuberi pari a zero», afferma. La vertenza, infatti, è legata a doppio filo alla storia del colosso italo-francese che ha ceduto nel 2008 parte del personale transitato prima in Numonyx e approdato a Micron. Per il sindacalista «esistono le condizioni per ripartire e rilanciare il settore della microelettronica a partire dalla nostra regione. Le misure europee disponibili sono un’occasione da utilizzare per le necessità del momento». E conclude: «Il governo nazionale e la nostra regione devono impegnarsi a sviluppare un piano strategico di politiche industriali ormai assente da troppo tempo».

L’obiettivo da raggiungere nel fine settimana che porterà alla scadenza di lunedì è «mettere il sindaco Bianco in condizioni di avere un rapporto diretto con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e tentare di avere il suo apporto alla discussione che il 7, in qualche modo, si esaurirà», continua Stefano Materia. «Siamo convinti che questi giorni, nonostante ci sia una domenica di mezzo, possano essere utili per dare la svolta alla discussione». Il presidio, promette, continuerà «fino a quando non arriveranno risposte concrete dell’interesse e dell’impegno concreto del presidente del Consiglio».


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I lavoratori dell'azienda statunitense continuano lo stato di agitazione. Da lunedì per 128 di loro scatteranno i licenziamenti. «Rimarremo qui in attesa di certezze e impegni tangibili», afferma Francesco Furnari, dipendente e delegato Fiom-Cgil. La richiesta è permettere al sindaco Enzo Bianco di sottoporre la questione al presidente del Consiglio Matteo Renzi

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