A vincere è stato un raggruppamento temporaneo d'imprese guidato dal consorzio Medil. Tra le imprese coinvolte una incappata anche nell'inchiesta Dama Nera e dove lavora l'ex direttore commerciale di Tecnis
Metro, aggiudicata gara per la tratta Stesicoro-Aeroporto Oltre 380 milioni, senza ditte siciliane ma con un catanese
Quattro mesi per presentare il progetto esecutivo, poco più lo stesso periodo dalla consegna dei lavori per completare l’opera. Sono questi i termini previsti dal bando di gara, assegnato ieri per il prolungamento della metropolitana di Catania nella tratta Stesicoro-Aeroporto. Ad aggiudicarsi i lavori, per il momento in via provvisoria, è stato un raggruppamento d’imprese che ha nel Consorzio stabile Medil il capogruppo. Importante realtà nel settore delle costruzioni con sede legale in Emilia Romagna, Medil ha presentato un ribasso del 6,1 per cento sulla base d’asta di quasi 385 milioni di euro. Tuttavia quello del prezzo non è stato l’unico criterio utilizzato per la valutazione delle proposte.
Il consorzio, che ha avuto la meglio su Amec – l’impresa su cui hanno puntato Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice per ripartire dopo le grane legate a Tecnis, pur rimanendo dietro le quinte -, tra i propri associati accoglie diverse realtà siciliane. Ne fanno parte, a titolo d’esempio, Euroinfrastrutture e Gresy Appalti, di proprietà rispettivamente delle famiglie Di Maria e Capizzi. A lavorare però nel cantiere catanese non saranno né loro né altre ditte isolane. Il Consorzio Medil, infatti, ha indicato come imprese esecutrici quattro consorziate attive in altre regioni. Si tratta della barese Aleandri spa, delle napoletane Paco Costruzioni spa e Marino Costruzioni e della romana Scr Costruzioni Riunite. La prima negli anni scorsi è finita invischiata nel secondo filone dell’inchiesta Dama Nera, sul maxi-giro di corruzione che ruotava attorno all’Anas. A dirigere l’ufficio gare della Aleandri è il catanese Danilo La Piana, con una lunga carriera alle spalle in contatto con le stazioni appaltanti e 16 anni trascorsi nella Tecnis di Costanzo e Bosco. Esperienza per la quale a inizio anno è finito indagato nell’inchiesta Arcot.
Il consorzio bolognese, che in Sicilia al momento sta lavorando al risanamento del viadotto Fichera sull’autostrada Palermo-Catania (appalto da 35 milioni di euro gestito da Anas) e a Messina per la realizzazione del collegamento tra il viale Gazzi e l’approdo di Ferrovie dello Stato per via Don Blasco (appalto da circa 30 milioni), per i lavori per la metropolitana etnea farà affidamento anche su altre tre realtà del settore delle costruzioni. Si tratta di Guastamacchia spa, che ha una partecipazione all’Rti dell’8,70 per cento, Del Bo spa (3,89%) e Sici srl (1,09%). Nel 2018, il tribunale di Bari ha rinviato a processo Giuseppe Guastamacchia, finito tre anni prima, nella veste di legale rappresentante dell’impresa di famiglia, in una storia di tangenti con protagonisti anche alti ufficiali dell’Aereonautica militare. Più di recente sull’impresa si sono accesi i riflettori – ma allo stato nessuna accusa è stata formulata – per il coinvolgimento insieme ad altre aziende nella vicenda delle plafoniere d’oro nella nuova sede barese del consiglio regionale della Puglia.
L’appalto aggiudicato da Fce prevede la realizzazione del tratto di metropolitana che correrà sottoterra collegando il centro storico di Catania fino all’aeroporto Vincenzo Bellini. Un’infrastruttura fondamentale per rendere ancora più appetibile il capoluogo etneo da un punto di vista turistico. Sette le fermate intermedie previste prima del capolinea nello scalo.