Messinese, sodalizio criminale tra politici e imprenditori Clientele, violenze e ricatti sessuali per i servizi sociali

Un terremoto politico e giudiziario in piena regola, quello innescato dalla Procura di Patti in merito all’affidamento dei servizi socio-sanitari in provincia di Messina. Presunti accordi sottobanco per condizionare l’esito dei bandi di gara, ingerenze nell’assunzione del personale, richieste di favori sessuali sono solo alcune delle piaghe scoperte dalle indagini che hanno, tra l’altro, portato ad avvisi di garanzia per i sindaci di Patti e Librizzi, Mauro Aquino e Renato Cilona, e agli arresti domiciliari per Giuseppe Busacca, presidente della cooperativa Genesi, destinataria di importanti appalti pure nel capoluogo peloritano.

Tra i destinatari degli avvisi di garanzia, anche Giorgio Cangemi, presidente del consiglio comunale pattese, il suo vice Alessio Papa, i consiglieri Nicola Giuttari e Domenico Pontillo e l’assessore Nicola Molica. In tutto sono sette le persone raggiunte, a vario titolo, da misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta Patti & affari, per associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione, turbata libertà degli incanti, frode in pubblici servizi, abuso induttivo, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Trentanove gli avvisi di garanzia per, sempre a vario titolo, associazione per delinquere, abuso d’ufficio, corruzione, turbativa d’asta. I provvedimenti del giudice delle indagini preliminari, disposti il 17 agosto (l’altro ieri) sono stati eseguiti questa mattina dalla mobile e dagli agenti del commissariato di Patti e della sezione di polizia giudiziaria in servizio alla locale Procura.

Le indagini, condotte dal procuratore della Repubblica Rosa Raffa e dal sostituto Rosanna Casabona, si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali e dell’acquisizione di documenti relativi a numerose gare tenutesi tra il 2008 e il 2013. Gli inquirenti denunciano la presenza, a Patti, di un sodalizio criminale tra politici e imprenditori, nel periodo in cui sindaco e assessore ai Servizi sociali erano rispettivamente Giuseppe Venuto e Francesco Gullo, entrambi indagati. Un sodalizio, capace di garantire il monopolio delle prestazioni a un ristretto gruppo di imprenditori collusi, che sarebbe stato capeggiato da Giuseppe Pizzo, 61enne originario di Raccuja, legale rappresentante della Cooperativa Capp 1990, e Michele Cappadona, 59 anni, indicato dai magistrati come l’amministratore di fatto delle cooperative Pagaso e Petit. Entrambi sono ai domiciliari. Il «giochetto», come lo avrebbero definito gli stessi interessati, pare consistesse nell’invitare alle gare le sole ditte con sede nel distretto 30 (con Patti capofila), controllate, secondo la Procura, dal duo Pizzo-Cappadona, concordando a monte la vincitrice. 

Il subentro, nel giugno 2011, della giunta Aquino avrebbe modificato equilibri politici e scenari, favorendo l’apertura di nuovi spazi a Busacca, la cui cooperativa Genesi gestisce Casa serena a Messina, e Tindaro Giuttari, 56enne referente della cooperativa Maresol, al quale è stato imposto il divieto di dimora a Patti. A lui viene contestata pure la violenza privata per avere ostacolato in più occasioni le ditte riconducibili a Cappadona. In questa fase, secondo la magistratura, non è ravvisabile la presenza di un’associazione, ma di una strategia condivisa tra gli imprenditori, a volte con la partecipazione degli amministratori. La contropartita per i politici sarebbe stata la possibilità di segnalare i lavoratori da assumere una volta ottenuto l’appalto.

Ai domiciliari è finito pure Salvatore Colonna, 61enne funzionario dell’ufficio Servizio sociale di Patti. Secondo l’accusa ha abusato della propria qualità e dei relativi poteri, inducendo due donne a promettergli indebitamente favori sessuali in cambio, rispettivamente, dell’assegnazione di un alloggio popolare e dell’inserimento in un progetto. A Luciana Panissidi, 61enne dirigente del Comune di Patti, e Carmelo Zeus, 62enne funzionario amministrativo a Piraino, sono stati imposti otto mesi di sospensione dalle rispettive funzioni.


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