L'inchiesta è stata condotta dalla Procura distrettuale antimafia. A mettere i sigilli alla struttura sanitaria sono stati la Dia e la guardia di finanza. Il valore complessivo del patrimonio ammonta a circa dieci milioni di euro. I capitali sarebbero stati prima portati all'estero e poi fatti rientrare tramite società create ad hoc
Messina, la Dia sequestra la clinica Cappellani Titolari sono accusati di evasione e riciclaggio
Evasione e riciclaggio. Queste le accuse che hanno portato al sequestro del patrimonio immobiliare della Villa Cappellani di Messina. La struttura di proprietà della Immobiliare Cappellani srl ospita la clinica gestita dal Gruppo Giomi spa, rimasto estraneo all’indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia, con il supporto della Direzione investigativa antimafia e del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza.
A finire nel mirino della Procura, Dino Cuzzocrea, Aldo Cuzzocrea e Antonio Di Prima. Per loro l’ipotesi è di trasferimento fraudolento di titoli e valori, mentre Dario Zaccone – consulnete dei fratelli Cuzzocrea, nonché ex presidente del collegio dei revisori dei conti del Comune di Messina – è indagato per riciclaggio. Oltre alla clinica, la cui gestione verrà affidata a un amministratore giudiziario, sono stati sequestrati rapporti finanziari per un ammontare complessivo di circa dieci milioni di euro.
Secondo le indagini, l’immobile sarebbe stato acquistato tramite fondi dello Stato non giustificati, che prima sono stati portati all’estero e successivamente fatti rientrare in Italia attraverso una serie di società create appositamente. L’inchiesta è nata dalla segnalazione di alcune operazioni sospette in merito al rientro di capitali dal Lussemburgo. I titolari di Immobiliare Cappellani srl, a partire dal 2009, avrebbero cercato di regolarizzare le posizioni societarie attraverso lo scudo fiscale e l’utilizzo di prestanomi.
Nel pomeriggio il legale dei Cuzzocrea, l’avvocato Candido Bonni, ha diffuso una nota: «I capitali oggetto del procedimento in questione sono stati “scudati” in data 11/12/09 versando allo Stato (con mod. F24 già in possesso degli inquirenti) la non irrilevante somma di 55.000,00 euro. Tanto – conclude il difensore – è da solo sufficiente a rendere del tutto infondata ogni ipotesi di reato e, quindi, errato il sequestro oggi disposto che sarà oggetto di immediata impugnazione».