L'avviso di conclusione indagini è stato notificato a ex amministratori, dirigenti, revisori dei conti, ex segretario generale e direttore generale del Comune. L'inchiesta riguarda i criteri usati dalla passata amministrazione per rispettare il patto di stabilità
Messina, procura ipotizza bilanci falsi nell’era di Accorinti Indagati in 24, nel mirino previsioni di entrata sovrastimate
Avviso di conclusione indagini per 24 tra ex amministratori, dirigenti, revisori dei conti e per l’ex segretario generale e direttore generale del Comune di Messina della passata amministrazione. A notificarlo è stato il pubblico ministero Antonio Carchietti a distanza di poco meno di tre anni dall’apertura dell’inchiesta sugli strumenti contabili adottati nei primi tre anni dall’amministrazione Accorinti.
Al centro dell’indagine c’è la documentazione relativa ai bilanci successivi al periodo 2009-2011. Documenti contabili che hanno portato alla condanna a un anno e cinque mesi dell’ex sindaco Buzzanca, coinvolgendo anche diversi assessori e dirigenti dell’epoca. Il sostituto Carchietti vuole quindi accertare se vi fossero ipotesi di reato anche nei tre anni che hanno seguito l’elezione al sindaco di Accorinti. Sotto la lente soprattutto i criteri adoperati per rispettare il patto di stabilità e l’iscrizione dei debiti fuori bilancio. Ma anche la crisi delle partecipate e l’iscrizione a bilancio di crediti inesigibili con gli inevitabili riflessi sulla finanza di Palazzo Zanca.
Ai 24 imputati viene contestato il falso ideologico in atto pubblico in concorso. L’avviso ha raggiunto l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, gli ex assessori Guido Signorino, Gaetano Cacciola, Eller Vainicher, Nina Santisi, Sergio De Cola, Daniele Ialacqua, Sebastiano Pino, Nino Mantineo, Patrizia Panarello, Filippo Cucinotta, i dirigenti del Comune Antonio Cama, che nel periodo preso in esame svolgeva il ruolo di ragioniere generale, Salvatore De Francesco, Giovanni Bruno, Vincenzo Schiera, Riccardo Pagano, Maria Canale, Domenico Manna, Antonella Cutroneo, Calogero Ferlisi e gli ex revisori dei conti Dario Zaccone, Federico Basile e Giuseppe Zingales, e infine anche il direttore generale dell’epoca Antonio Le Donne.
Nel dettaglio all’ex sindaco Accorinti, agli ex assessori Signorino, Cacciola, Mantineo, Panarello e Cucinotta, ai dirigenti del comune Cama, De Francesco, Bruno, Schiera, Pagano, Canale, Manna, Cutroneo e ai revisori dei conti Zaccone, Basile e Zingales, viene contestato di avere formato una serie di atti pubblici ideologicamente falsi, concorrendo a formare per l’anno 2014, «un bilancio ideologicamente falso teso a rappresentare un equilibrio di bilancio in realtà insussistente, poiché recante previsioni di entrata chiaramente sovrastimate e stanziamenti insufficienti a fare fronte ai cosiddetti ‘debiti fuori bilancio’ già censiti».
La procura inoltre contesta una serie di previsioni di entrata non motivate per i singoli dipartimenti comunali come nel caso di quello alle Politiche sociali e del suo dirigente Giovanni Bruno (andato nel frattempo in pensione) a cui viene contestata una previsione di entrata «non motivata e palesemente non fondata» sulla compartecipazione degli utenti di Casa Serena. L’ufficio aveva preventivato di incassare 220mila euro circa dagli ospiti della casa di riposo senza poi incassare un euro. A Vincenzo Schiera (ex dirigente del Dipartimento Politiche del Territorio, oggi pensionato) viene contestata una previsione di entrata di 200mila euro che fa riferimento alla numerazione civica a cui invece non è seguita alcuna entrata.
Al dirigente Riccardo Pagano (dichiarato in esubero dall’attuale sindaco Cateno De Luca) vengono contestate delle previsioni di entrate legate a utili Amam per 850mila euro a fronte di incassi pari a zero. Previsioni di incassi che non si realizzano o si hanno solo in minima parte vengono contestate a Maria Canale, dirigente del dipartimento Politiche della Casa, adesso in pensione, che avrebbe previsto entrate 300mila euro dal ricavo di alienazioni di stabili comunali da destinare a case popolari, che però hanno portato alle casse comunali appena 100mila euro. A Domenico Manna, dirigente del dipartimento Cimiteri e verde pubblico, vengono contestate previsioni sui proventi di concessioni cimiteriali che si discostano di parecchio dall’accertamento in sede di consuntivo, circa 3 milioni in meno. Anche per il bilancio 2015 rimane lo stesso capo d’accusa ma nel frattempo si registrano dei cambi nei vari assessorati. Per cui vengono indagati anche gli assessori al bilancio Luca Eller Vanicher e quello ai sevizi sociali Nina Santisi.