Due settimane fa il ministro Delrio parlava di firma storica per la città dello Stretto, in riferimento al protocollo che avrebbe dato il via libera alla costruzione del porto di Tremestieri. Un'opera da 80 milioni. «Il contratto con la ditta appaltatrice lo posso firmare solo dopo l’emissione dei decreti», spiega il commissario dell'autorità portuale
Messina, per il nuovo porto disponibili solo 56mila euro Mancano i finanziamenti della Regione e del Mit
Appena lo scorso 9 luglio, Graziano Delrio parlava di firma storica per Messina, riferendosi alla sottoscrizione del protocollo d’intesa tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Regione Siciliana e del relativo decreto di ampliamento delle aree di pertinenza dell’Autorità portuale peloritana concernenti il porto di Tremestieri. Oggi, 21 luglio, il segretario generale dell’Autorità portuale, Francesco Di Sarcina, smorza gli entusiasmi: «Ci sono ancora degli ostacoli. Mancano all’appello l’accertamento dei finanziamenti e l’assegnazione dei poteri speciali al sindaco». Ancora ostacoli, quindi, lungo alla strada che dovrebbe condurre alla realizzazione del nuovo scalo a sud della città, strategico per mettere fine al passaggio dei tir per le vie del centro.
L’opera richiede un impegno economico di 80 milioni di euro. In vista della scadenza, a dicembre, del mutuo da 35 milioni, nei fatti infruttuoso, acceso dal Mit con la banca d’affari Dexia Crediop, l’obiettivo è di recuperare i soldi attraverso la contabilità speciale: «Si tratta – spiega Di Sarcina, responsabile unico del procedimento riguardante la costruzione della nuova darsena – di uno strumento dato, a suo tempo, al sindaco Giuseppe Buzzanca e, ora, al segretario generale del Comune, Antonio Le Donne (in qualità di commissari delegati per l’emergenza ambientale nel settore del traffico, ndr), nel quale confluiscono i fondi per il porto, senza che rientrino nel bilancio municipale e quindi senza che siano sottoposti a vincoli di spesa e ai paletti del piano di riequilibrio. Tuttavia, il ministero non ha ancora fatto nulla e al momento sono disponibili 56mila euro».
In seconda battuta, qualora non si dovesse recuperare l’intera somma garantita a suo tempo dalla Dexia Crediop, dovrebbe subentrare l’authority, che già aveva messo a disposizione 15 milioni. «Al momento manca pure il decreto di finanziamento della Regione», prosegue Di Sarcina. Palazzo d’Orleans dovrebbe corrispondere altri 20 milioni mentre dieci dovrebbero arrivare dal Cipe. «Il contratto con la ditta appaltatrice – precisa il rup – lo posso firmare solo dopo l’emissione dei decreti. Insieme ai parlamentari messinesi, abbiamo chiesto un nuovo incontro a Roma, nella sede del ministero, alla presenza di tutti i soggetti che devono erogare le somme. Dovremmo avere un riscontro a giorni».
Il progetto dell’azienda appaltatrice, la Coedmar di Sottomarina di Chioggia (in provincia di Venezia), facente parte del consorzio Venezia Nuova, autore del progetto del Mose, prevede la realizzazione di un porto con possibilità di attracco pure per le navi ro-ro – quelle delle rotte dell’autostrada del mare – cinque approdi, un piazzale da 50mila metri quadrati, un sistema di protezione costiera contro gli insabbiamenti, un sistema di ripascimento della spiaggia e un sistema di viabilità interna.
Per accelerare i tempi di costruzione dell’opera, per la quale è stata emessa una nuova ordinanza di protezione civile nel 2013, dopo quella del 2007-2012, ritenuta fallimentare dalla Corte dei conti, al ministero si richiede anche l’attribuzione dei poteri speciali all’attuale primo cittadino, Renato Accorinti. Il provvedimento di due anni fa, infatti, prevede di operare in regime ordinario.