Messina, le dimissioni di De Luca stavolta sembrano vicine Consiglio ha bocciato mozione per chiedergli di rimanere

Stavolta non sembrano esserci dubbi. Il sindaco di Messina Cateno De Luca non revocherà le sue dimissioni. A poche ore dalla scadenza del termine per fare marcia indietro, è stata bocciata ieri in Consiglio comunale la mozione d’indirizzo dell’atto politico presentato dal consigliere Nello Pergolizzi che chiedeva ai colleghi di esprimersi contro le dimissioni e di stigmatizzare il comportamento dell’Asp nella gestione della pandemia. Verso il direttore dell’azienda sanitaria Paolo La Paglia sono stati lanciati in questi mesi gli strali del primo cittadino che ha condizionato la sua permanenza alla guida di palazzo Zanca proprio alla rimozione del vertice dell’Asp messinese, reo a suo dire di non aver saputo gestire l’emergenza Covid favorendo la diffusione del virus.

Nell’aula consiliare dopo quattro ore di discussione, con soli sei voti favorevoli (Salvatore Serra, Serena Giannetto, Francesco Cipolla, Nello Pergolizzi, Alessandro De Leo e Libero Gioveni), sedici consiglieri, tra cui il presidente del civico consesso Claudio Cardile, hanno negato al sindaco il proprio appoggio. Ad assistere al voto il vicesindaco Carlotta Previti e gli assessori Dafne Musolino e Laura Tringali. A nulla sono valsi i tentativi di difendere il sindaco dagli attacchi dei consiglieri. Il primo cittadino ha scelto di non scendere nell’arena questa volta. Pochi minuti dopo il voto, sulla sua pagina Facebook il sindaco ha però sgomberato il campo dai dubbi: «Si chiude una fase politica amministrativa». Nel post pubblicato nella sua pagina Facebook ha spiegato che prima della discussione in aula ha invitato gli assessori, il segretario generale, il direttore generale ed i componenti dei Cda delle partecipate a partecipare a un saluto di commiato. «Grazie per il lavoro che avete svolto per la nostra città». 

De Luca questa volta sembra avere intenzione di andare fino in fondo. In altre occasioni con lo spauracchio delle dimissioni era riuscito a condizionare il consiglio comunale. Come quando appena due mesi dopo le elezioni, ad agosto del 2018, chiese al civico consesso di esprimersi per la costituzione di Arismé, l’agenzia per lo sbaraccamento, ponendo la nascita di questa partecipata come condicio sine qua non alla prosecuzione della sua sindacatura. Stesso sistema usato per l’approvazione delle piattaforme programmatiche per la sua azione amministrativa. Dimissioni minacciate e poi ritirate a furor di popolo, dopo comizi in piazza, o per l’intercessione del consiglio che, voti alla mano, ha dato a De Luca la possibilità di amministrare Messina pur non avendo nessun consigliere eletto nelle sue liste.

Ma questa volta l’idillio sembra essere finito come dimostrato dalla bocciatura dell’atto politico sancito ieri sera. L’aver definito i rappresentati del civico consesso «asini volanti» non ha certo rasserenato gli animi. Le urla e gli insulti di questi mesi sono stati oggetto della discussione in aula e stigmatizzate da parte di Gaetano Gennaro, capogruppo del Pd in aula. Duro anche Piero La Tona: «Questo sindaco ha spaccato i gruppi consiliari, ha favorito tanti comportamenti divisivi creando alla città tanti nemici interni ed esterni. Ci ha costretto a difenderci dai suoi attacchi social. Il metodo è sostanza – ha detto La Tona – E se il metodo significa annullare qualunque confronto istituzionale, svilire i ruoli di chiunque per alimentare il proprio narcisismo noi non possiamo più accettarlo. Anche se riuscirà a sanare i bilanci avrà distrutto il tessuto sociale, culturale e politico di questa città».

Alla domanda posta dalla mozione se De Luca doveva restare, il consigliere Libero Gioveni, ex Pd oggi FdI, risponde con un sì, ma in aula durante la discussione non le ha mandare a dire definendo «paradossale e inutile il fatto che io sia qui a discutere di questo argomento. Mentre la gente muore negli ospedali, noi siamo qui con questo rompicapo. Il sindaco ha deciso di mollare tutto e adesso chiede a noi di dirgli di non farlo perché se noi non glielo chiediamo lui lo fa». Poi sulle polemiche con La Paglia in merito alla gestione del Covid: «In questi mesi non lo abbiamo mai visto andare a Palermo a discutere con Razza invece di insultarlo dietro una telecamera. Però per andare a stringere patti politici con Miccichè li usava i piedini per andare a Palermo».

Con le dimissioni di De Luca si aprirebbe quindi una nuova pagina per Messina, che verrebbe commissariata in attesa di nuove elezioni. Una città che stenta a ripartire dopo essere rimasta in zona rossa per tre settimane. Dove il settore del commercio è alla canna del gas, le scuole superiori devono ancora rientrare in presenza e sui banchi delle elementari e medie ogni giorno si fa la conta delle assenze. De Luca ha presentato un esposto in procura contro l’Asp. In 23 pagine si contesta la mancata dotazione per tempo dei posti di terapia intensiva, il mancato tracciamento dei contatti con i positivi soprattutto in ambito scolastico, il ritardo nel comunicare l’esito dei tamponi molecolari e la mancata comunicazione del numero di utenti in quarantena per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Unico colpevole per De Luca resta il direttore dell’Asp Paolo La Paglia. In attesa della sua ultima conferenza da sindaco, è scattato già il toto-nomi dei suoi avversari politici. La destra avrebbe fatto quadrato attorno al nome di Ferdinando Croce, attuale capo di gabinetto vicario dell’assessore regionale alla Salute, che in questi ultimi mesi ha partecipato a tutti i tavoli tecnici per tentare di risolvere l’emergenza Covid. La sinistra invece vedrebbe nell’ex deputato regionale del Pd Franco De Domenico la persona da schierare. La campagna elettorale pare essere appena cominciata.


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