Messina, indagini sul canile dopo 38 morti sospette La denuncia: «Animali bastonati e lasciati morire»

Cani presi a calci e a colpi di bastone, non curati e lasciati morire dopo atroci sofferenze. È quello che avverrebbe all’interno del canile Millemusi di Messina, secondo quanto denunciato alla magistratura da Annalisa Bertolani, presidente provinciale della Lega nazionale per la difesa del cane. I riflettori sulla struttura, che attualmente ospita circa 400 animali, si sono accesi in seguito alla morte sospetta di 38 cani, denunciata il mese scorso dal consigliere comunale Libero Gioveni e dal presidente del M.E.T.A. (Movimento Etico Tutela Animali), Letterio Ivardo.

Il canile è quindi finito nel mirino della Lega Nazionale per la difesa del cane che questa mattina, durante una conferenza stampa, ha deciso di informare l’opinione pubblica. A gestire il canile è la stessa associazione che si ritrova adesso da una parte, con la nuova gestione, nei panni di chi denuncia, e dall’altra, la passata dirigenza, nelle vesti del denunciato. La Lega è commissariata dal vertice nazionale dallo scorso 11 marzo dopo anomalie nell’elezione della nuova presidente Bertolani e la mancata approvazione del bilancio dell’associazione. Le accuse della nuova presidente (sub iudice dopo la decisione dei vertici nazionali) in particolare sono rivolte all’ex presidente della Lega, nonché responsabile del canile, Caterina Merenda e al veterinario Claudio Taormina, che sarebbero responsabili di maltrattamenti, comportamenti sadici ai danni dei cani e di negligenze amministrative. Uno scenario totalmente opposto a quello illustrato poche settimane fa dai vecchi gestori che avevano respinto ogni accusa attribuendo a malattie incurabili il decesso dei 38 cani da cui è partita l’inchiesta.

Questa mattina il racconto dei volontari è stato a tratti raccapricciante. «Il veterinario Taormina – si legge nel documento presentato dalla Lega Nazionale per la difesa del cane – ha ripetutamente affermato, con l’approvazione della signora Merenda, che i cani si educano con la paura. Non ha esitato a mettere in pratica questa teoria, prendendo a calci e a colpi di bastone cani indifesi che avevano il solo torto di essere cuccioli festosi e saltellanti alle gambe. Di questi episodi è stata messa al corrente la signora Merenda, la quale ha sempre difeso Taormina». Le condizioni dei cani, secondo una volontaria, sono critiche. «Frequento il canile da quasi un anno, con il passare del tempo ho notato sempre più animali malati e malconci. La mia attenzione è stata attirata da una cagnolina che emanava un odore terribile simile a quello di un cadavere. Pensavo di trovarla morta all’interno della cuccia, ma ho invece scoperto che aveva una zampa in necrosi».

Secondo Merenda invece la situazione è assolutamente normale. «Sono al canile tutti i giorni – spiega a MeridioNews – e non ho mai visto nulla di grave. Da dodici anni mi dedico ai cani e non c’è mai stato un bastone. Non avrei mai potuto gestire un canile in condizioni così terribili. Annalisa Bertolani – aggiunge – veniva al canile solo il sabato mentre non vedo più alcun volontario. Sono attacchi vergognosi e privi di fondamento, riconducibili a beghe personali. Il canile è aperto a tutti, garantisco l’assoluta trasparenza». E sulla posizione del veterinario Taormina, chiarisce: «Ho spiegato alla presidente nazionale della Lega per la difesa del cane e alla stessa Bertolani di non potermi assumere l’onere di licenziare il dottor Taormina poiché impossibilitata a garantire la relativa liquidazione visto che da sei mesi il Comune non ci paga. Io avevo deciso di passare il testimone vista l’età avanzata, è poi iniziata una diatriba, evidentemente avevano paura che non me ne andassi».

Tuttavia secondo i volontari e l’attuale presidente Bertolani, il veterinario si è reso responsabile di ritardi e omissioni nella comunicazione alle autorità competenti di ingressi, decessi e affidi di cani, continuando a ricevere contributi dal Comune di Messina per animali non più presenti in canile. Inoltre il medico – in base a quanto riportato dal documento – pur essendo vincolato da un contratto che prevedeva una presenza giornaliera di quattro ore, sarebbe stato quasi sempre assente. Nelle poche volte in cui era presente sarebbe rimasto chiuso in ufficio o si sarebbe dedicato all’allevamento di pesci e api. Quest’ultima attività, secondo Bertolani, è incompatibile con la presenza dei cani che rischiano di essere punti dagli insetti e andare incontro a pericolose infezioni. «Più di una volta – precisano i volontari – abbiamo visto con i nostri occhi arrivare cani in condizioni gravissime e in stato di grave sofferenza, disidratati, con ferite in necrosi già piene di larve. Questi cani non sono stati degnati di uno sguardo dal dottor Taormina, ma sbattuti in un box umido e freddo dove, privi di ogni cura, sono morti nel giro di pochi giorni». 

La Lega Nazionale del Cane, il 4 gennaio scorso, ha deliberato il licenziamento dello stesso Taormina per poi presentare regolare denuncia all’autorità giudiziaria. Ma la situazione non sembra essere cambiata. «Oggi – spiega Bertolani – la sezione di Messina è commissariata e purtroppo tutto ciò che abbiamo esposto succede ancora, perché il veterinario Taormina si trova inspiegabilmente al suo posto. Con questo sciagurato commissariamento la situazione si è anzi aggravata. Alcuni settori del canile sono stati interdetti al pubblico e agli stessi volontari, mettendo dei lucchetti ai cancelli. Nella zona recintata si trovano cani malati e moribondi che nessuno deve vedere».

Intanto, l’assessore all’Ambiente del Comune di Messina, Daniele Ialacqua, ha confermato la volontà di far luce sull’intera vicenda, in attesa di ricevere i risultati di un report condotto dall’Asp e dal dipartimento al Benessere degli animali della polizia municipale. Nei prossimi giorni la Lega nazionale per la difesa del cane effettuerà un sopralluogo nel canile Millemusi. 


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La nuova dirigenza della Lega nazionale per la difesa del cane accusa i gestori della struttura di comportamenti sadici e negligenze amministrative finalizzate a ricevere contributi non dovuti dal Comune. La replica: «Non c’è mai stato un bastone. Attacchi riconducibili a beghe personali». Guarda le foto

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