Nicola Galletta, Pasquale Pietropaolo e Salvatore Bonaffini sono stati arrestati nell'operazione Predominio. Nel loro passato dichiarazioni che hanno consentito di eseguire diversi arresti. Da un po', però, erano tornati a controllare il territorio
Messina, il triumvirato che voleva comandare a Giostra Droga e pianificazione di un omicidio per i tre ex pentiti
Il ritorno sulla scena malavitosa messinese di alcuni storici personaggi mafiosi protagonisti della storia criminale della città negli anni ‘80 e ‘90. Ex pentiti tornati a delinquere. C’è questo al centro dell’operazione Predominio che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 14 persone, cinque dei quali con un passato da collaboratore di giustizia. Anche se il procuratore capo Maurizio de Lucia ha sottolineato come in loro non ci sia «mai stato un vero pentimento». E la dimostrazione sta nelle 147 pagine dell’ordinanza siglata dal gip Tiziana Leanza, in cui emerge l’esistenza di un triumvirato che stava riorganizzando il controllo della zona di Giostra, quartiere della parte centro-nord di Messina.
Nicola Galletta, Pasquale Pietropaolo e Salvatore Bonaffini sono tre degli ex collaboratori di giustizia che avrebbero stretto un accordo per la gestione del narcotraffico. Acquistavano ingenti quantitativi di droga da fornire alle reti di distribuzione gestite da grossi acquirenti finali, in primo luogo Angelo Arrigo. L’inchiesta Predominio scatta proprio dalle indagini avviate subito dopo gli attentati avvenuti, tra aprile 2016 e gennaio 2017, ai danni di quest’ultimo e successivamente del padre Gaetano e del fratello Paolo. Episodi che spingono Arrigo a chiedere la protezione dei fratelli Gaetano e Vincenzo Barbera offrendo in cambio aiuto economico alle loro famiglie. Per consentire tale protezione Barbera, altro ex collaboratore di giustizia, coinvolge Galletta che assumerà nella vicenda, secondo gli investigatori, il ruolo di mediatore. Sarà lui infatti a organizzare incontri tra i gruppi criminali e il triumvirato. E sarebbe stato sempre lui, dopo il tentato omicidio di Francesco Cuscinà, che organizza un summit il 29 agosto 2018 al Sikulo, ristorante che gestisce. «I partecipanti – si legge nell’ordinanza – non si incontravano tutti contestualmente, ma si avvicendavano all’intemo del ristorante, alternandosi, a piccoli gruppi al cospetto dei tre ex collaboratori, al chiaro scopo di evitare un confronto diretto e di mediare tra le diverse posizioni».
Per i magistrati Galletta, che da collaboratore permise di fare lucesi su diversi personaggi della criminalità organizzata e che è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Letterio Rizzo, capo dell’omonimo clan, sarebbe tornato a svolgere un ruolo preminente nella gestione dei traffici di droga. «La sua abitazione costituisce la base logistica del gruppo, crocevia di incontri tra sodali e i soci in affari e luogo dove si svolgono le trattative si definiscono le strategie future del gruppo», scrive il gip. L’altro componente del triumvirato è Pasquale Pietropaolo, che cominciò la sua collaborazione con la giustizia nel 1994. Coinvolto nel maxi-processo Peloritana insieme a Galletta, ha ammesso di aver partecipato al summit in cui si era deciso di colpire gli avversari di un gruppo rivale. Il terzo uomo, infine, è Salvatore Bonaffini, fratello di Antonino, detto Ninetta, e nipote di Sarino.
Il gruppo avrebbe anche pianificato l’omicidio di Rosario Grillo, ex marito dell’attuale compagna di Galletta. All’epoca della collaborazione, nel 2002, Galletta aveva consentito l’arresto dello stesso Grillo e di altre due persone perché responsabili dell’omicidio di Emanuele Burascano. Grillo era l’amante della moglie di Burascano. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Galletta, Pietropaolo e Bonaffini avevano studiato nei minimi dettagli il piano, incuranti della presenza di telecamere e della possibilità di uccidere anche la moglie di Grillo. L’agguato però sarebbe saltato nel momento in cui i tre si accorogno che le forze dell’ordine pedinano il loro bersaglio.
L’inchiesta Predominio è servitaanche a fare luce su Gaetano Barbera. L’uomo aveva assunto negli anni un ruolo di rilievo nel clan di Giostra prendendo le redini del gruppo riconducibile a Luigi Galli e Puccio Gatto. Entrambi ormai ristretti in carcere da tempo. Secondo gli inquirenti, Barbera capeggiava un gruppo di giovani dediti a vari tipi di affari. Durante la collaborazione con la giustizia viene arrestato dai carabinieri, dopo essere stato sorpreso in possesso di una pistola che gli aveva procurato la sorella mentre l’uomo si trovava in una località protetta.