Arrestato nell'operazione Matassa, il fedelissimo del deputato Francantonio Genovese - già rinviato a giudizio per gettonopoli - è considerato dagli inquirenti vicino a esponenti delle cosche mafiose che avrebbero dato il proprio contributo alla raccolta del consenso. Il legale: «Viene incrinato l'impianto accusatorio»
Messina, il Riesame concede i domiciliari a David Consigliere comunale accusato di voto di scambio
Paolo David esce dal carcere. Il tribunale del Riesame ha accolto la richiesta dei legali del consigliere comunale di Messina – arrestato nell’ambito dell’operazione Matassa, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio – di concedere i domiciliari. Gli stessi giudici, inoltre, hanno annullato la custodia cautelare per Stefano Genovese, ritenuto tra i procacciatori di preferenze per David, e Giuseppe Picarella, medico per il quale tuttavia rimane il divieto di esercitare la professione. «L’annullamento della misura per altri indagati nello stesso reato incrina irrimediabilmente l’impianto accusatorio», dichiara l’avvocato Nino Favazzo, legale del consigliere.
Fedelissimo del deputato nazionale di Forza Italia Francantonio Genovese – partito che David ha abbracciato dopo che Genovese ha lasciato il Pd -, il consigliere è ritenuto dagli investigatori al vertice del sistema che avrebbe raccattato voti per sé, lo stesso Genovese e il deputato Francesco Rinaldi. Una raccolta del consenso che avrebbe previsto anche l’avvicinamento di persone legate alle cosche mafiose locali. «Non deve sfuggire – si legge nell’ordinanza – come David in maniera trasversale, sia riuscito a inserire nel sodalizio persone della più varia estrazione (dall’imprenditore al poliziotto, a personaggi vicini a contesti criminali anche mafiosi, ove non addirittura direttamente inseriti nei clan)».
Mesi fa, David era stato già al centro di un’altra indagine: quella riguardante il presunto caso gettonopoli. Il consigliere, infatti, è tra i rinviati a giudizio con l’accusa di aver assunto comportamenti illeciti nella gestione delle commissioni consiliari. Attività che sarebbero state spesso simulate con il solo intento di accaparrarsi i gettoni di presenza.