Messina, giovedì chiude il pronto soccorso Piemonte Il Tar non basta. Vullo: «Non ho medici sufficienti»

Il Comitato Salvare l’ospedale Piemonte vuole le dimissioni del direttore generale dell’azienda Papardo-Piemonte di Messina e ha chiesto un incontro urgente con sindaco e parlamentari. Lo hanno detto a chiare lettere: non si fermeranno qui, hanno già pronta una nuova manifestazione e avviato una raccolta firme per la rimozione del direttore generale. Il perché è presto detto. Proprio il manager Michele Vullo ha annunciato che tra tre giorni sarà costretto a chiudere il pronto soccorso del Piemonte, nonostante il Tar mercoledì scorso gli abbia dato torto. «Il 26 novembre entrerà in vigore una legge che impone ai direttori generali di garantire a ogni medico 11 ore di riposo – spiega Vullo -. Ma dei 32 medici che mi occorrerebbero per gestire due pronto soccorso, ne ho a disposizione solo 20. Non ho alternativa se non quella di chiudere una delle due strutture».

Di parere opposto è il presidente del comitato, Marcello Minasi. «Che cosa e chi spinge il direttore generale all’accanimento nel voler chiudere ad ogni costo e in maniera addirittura convulsa il pronto soccorso, contro ogni regola giuridica e di elementare buon senso? Perché ha tanta fretta di infrangere la legge invocando astratti principi contenuti in direttive europee sugli orari di lavoro?». Nella querelle sulla paventata chiusura si sono susseguiti in questi anni diversi episodi che sembravano essere arrivati al capolinea con la legge regionale che a ottobre ha sancito la fusione tra l’ospedale Piemonte e il centro di ricerca Irccs Neurolesi.

Prima di questa legge Vullo aveva annunciato la fine dell’attività del pronto soccorso. Per evitarlo, il sindaco Renato Accorinti ha siglato un’ordinanza di necessità e urgenza che imponeva, per ragioni di sanità pubblica, il ripristino del presidio di emergenza del Piemonte in centro città. Successivamente è arrivata la legge regionale che, in attesa dell’accorpamento dell’ospedale al Centro Neurolesi, ha previsto la conservazione e il funzionamento dei servizi necessari al pronto soccorso. Di fronte all’ordinanza sindacale Vullo ha fatto ricorso al Tar, che, però, cinque giorni fa ha dato ragione al Comune. Il comitato sperava che la decisione del tribunale amministrativo avrebbe risolto il problema, ma così non è stato. Proprio il giorno dopo, infatti, il direttore generale ha ribadito la sua intenzione di chiudere il pronto soccorso alla luce della nuova legge. «Ho chiesto all’assessore di essere autorizzato ad assunzioni trimestrali per garantire la fase di passaggio all’Irccs – conclude il manager Vullo -, in assenza di interventi della Regione, sarò costretto a unificare le due strutture».

Minasi insieme al comitato ha chiesto un incontro urgente al sindaco e ai deputati regionali che si sono impegnati all’emanazione della legge che avrebbe dovuto garantire la sopravvivenza della struttura, con le specialistiche annesse. «Occorre prendere provvedimenti immediati – spiega il comitato – all’assessore Gucciardi chiediamo di valutare la condotta del direttore generale, provvedendo alla sua immediata rimozione se lo stesso non riterrà di dimettersi».


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