Alla fine, la sedia è rimasta vuota. Il boss Matteo Messina Denaro ha rinunciato a essere presente in videoconferenza dal carcere de L’Aquila, dove si trova detenuto in regime di 41bis, con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta dove si sta svolgendo il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e di via […]
Messina Denaro ha rinunciato al videocollegamento per il processo sulle stragi
Alla fine, la sedia è rimasta vuota. Il boss Matteo Messina Denaro ha rinunciato a essere presente in videoconferenza dal carcere de L’Aquila, dove si trova detenuto in regime di 41bis, con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta dove si sta svolgendo il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Il collegamento era già stato attivato e sullo schermo si è vista la sedia vuota su cui avrebbe potuto sedersi l’ex superlatitante comparendo quindi, per la prima volta dopo il suo arresto di lunedì a Palermo, in un’aula giudiziaria. A comunicare che l’imputato, che ha nominato per la difesa l’avvocata Lorenza Guttadauro che è anche sua nipote, ha rinunciato è stata la presidente della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta Maria Carmela Giannazzo. L’udienza è stata rinviata al 9 marzo proprio per «consentire al difensore di essere presente».
Stando a quanto, emerge Messina Denaro avrebbe rinunciato a essere presente in videoconferenza a causa della sua prima seduta di chemioterapia a cui viene sottoposto in queste ore all’interno dell’istituto penitenziario abruzzese. Lì sarebbe stata allestita un’apposita stanza – non molto distante dalla sua cella – dove il boss si sottopone alle cure.
Intanto, nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo è in corso l’udienza di convalida dell’arresto di Giovanni Luppino, il 59enne commerciante di olive di Campobello di Mazara autista del boss stragista che è stata arrestato con lui fuori dalla clinica privata La Maddalena, nel quartiere San Lorenzo di Palermo. Luppino risponde di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. In udienza, davanti al giudice per le indagini preliminari che dovrà decidere se convalidare la misura e disporre per l’indagato la custodia cautelare in carcere, per la procura c’è il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Piero Padova. «Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss». Si è difeso così l’autista del super latitante stando a quanto ha riportato il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Ferro, al termine dell’udienza di convalida davanti al gip. Secondo quanto riferito dal legale, a Luppino Messina Denaro sarebbe stato presentato come il cognato di Andrea Bonafede.