Messina Denaro, resta in carcere carabiniere infedele Avrebbe dato intercettazioni all’ex sindaco Vaccarino

Il gip Piergiorgio Morosini ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali dell’ufficiale dei carabinieri Alfio Marco Zappalà, arrestato la scorsa settimana con l’accusa di rivelazione di notizie riservate insieme all’appuntato Giuseppe Barcellona, che risponde di accesso abusivo al sistema informatico. 

Secondo i magistrati, Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell’ambito della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, avrebbe passato a Zappalà, funzionario della Dia di Caltanissetta, un verbale di conversazione tra due indagati in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Non è accertato se la fuga di notizie abbia riguardato anche la parte del dialogo relativa a un possibile covo di Messina Denaro. Zappalà a sua volta avrebbe girato l’intercettazione all’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, anche lui arrestato, ma con l’accusa di favoreggiamento aggravato. Vaccarino infatti avrebbe poi consegnato il dialogo al boss Vincenzo Santangelo

L’ex sindaco 74enne, usato dai servizi segreti a inizio anni 2000 per agganciare Messina Denaro attraverso una serie di lettere firmate con lo pseudonimo Svetonio, ha presentato istanza di scarcerazione al tribunale del Riesame che terrà udienza venerdì. Barcellona avrebbe ammesso davanti al gip di avere consegnato al suo ex superiore Zappalà il verbale, sostenendo di averlo fatto perché lui glielo aveva chiesto e pensando che non ci fosse alcuna anomalia. 

Zappalà, invece, ha sostenuto di essere stato indirettamente interessato alle indagini sul latitante perché dai pm di Caltanissetta era delegato alle inchieste sulle stragi del ’92 in cui il capomafia è imputato. Versione che non ha convinto i magistrati dal momento che Zappalà non aveva alcun titolo per effettuare le ricerche sul padrino. L’inchiesta è coordinata dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Francesca Dessì.


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