Matteo Messina Denaro, nel 2017, è stato il padrino di cresima del figlio di Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, la donna che il boss chiamava Diletta e con cui si scambiava messaggi d’affetto. I coniugi, che sono stati oggi arrestati oggi per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, conoscevano il boss stragista da molti anni. […]
Messina Denaro è il padrino di cresima del figlio dei coniugi arrestati. In regalo un orologio Rolex
Matteo Messina Denaro, nel 2017, è stato il padrino di cresima del figlio di Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, la donna che il boss chiamava Diletta e con cui si scambiava messaggi d’affetto. I coniugi, che sono stati oggi arrestati oggi per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, conoscevano il boss stragista da molti anni. Ne sono convinti i carabinieri dei Ros che sul loro conto hanno indagato e che non credono alla ricostruzione fatta da marito e moglie. Entrambi hanno dichiarato agli investigatori che il boss fu presentato da un familiare come un medico in pensione di nome Francesco Salsi e che la frequentazione con l’uomo sarebbe stata «sporadica». Una versione che non ha convinto gli inquirenti che hanno in mano diversi elementi in supporto della tesi contraria: dalle immagini di una telecamere di videosorveglianza, alla foto nel salotto dei Bonafede dove il volto del boss è stato tagliato ma si vede che tiene in mano un sigaro e un bicchierino di liquore, fino agli audio mandati a una paziente con cui Messina Denaro avrebbe condiviso le sedute di chemioterapia nella clinica privata palermitana La Maddalena dove poi è stato catturato il 16 gennaio.
L’ormai ex superlatitante, nel 2017, ha cresimato il figlio della coppia. E, per l’occasione, avrebbe destinato 6300 euro per il regalo da fare al figlioccio: un prezioso e costoso orologio di marca Rolex. Una spesa che, come molte altre, era stata appuntata su un pizzino dal boss con la scritta 6300 OROL. L’orologio è stato trovato a casa dei Bonafede ed è stato sequestrato. Le indagini hanno accertato che è stato comprato l’11 gennaio del 2017 alla gioielleria Matranga di Palermo. «La singolarità – fanno notare gli inquirenti – è che, contrariamente alle regole della gioielleria, in quella occasione non è stata compilata la scheda cliente e, quindi, non era possibile risalire all’acquirente». Nome a cui poi si è arrivati in altro modo. Quando, nel corso delle indagini, è emerso che la Diletta con cui e di cui parlava Messina Denaro era in realtà Lorena Lanceri, la moglie di Emanuele Bonafede che è il fratello di Andrea Bonafede e cugino di quell’altro Andrea Bonafede geometra che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro nell’ultimo periodo dei suoi trent’anni di latitanza.
Stando a quanto emerge dalle indagini, dopo la cattura di Messina Denaro, i coniugi Bonafede sono andati dai carabinieri a raccontare di avere visto in televisione il volto del boss e di avere riconosciuto in lui l’uomo che, pochi mesi prima, un familiare gli aveva presentato con il nome di Francesco Salsi, medico in pensione. Ma la versione dei coniugi è stata smentita dai video registrati da una telecamera di sorveglianza installata vicino a un esercizio commerciale a pochi passi dalla loro abitazione a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Le immagini hanno registrato dalle 20.51 del 7 gennaio alle 21.12 del 23 gennaio del 2023. Quindi, anche i giorni immediatamente antecedenti alla cattura del boss. Da lì emerge che Messina Denaro è andato ogni giorno nell’abitazione dei Bonafede a ora di pranzo e cena e si è trattenuto per molte ore. Le videoriprese inoltre hanno mostrato spesso la presenza della macchina del latitante, una Giulietta Alfa Romeo, vicino alla casa della coppia. «Si è trattato di una ospitalità che ha avuto dei costi non irrilevanti per una famiglia non particolarmente benestante – si legge nella misura cautelare emessa dal gip – Famiglia che quindi è del tutto irragionevole pensare che possa essersi assunta il pieno sostentamento di uno sconosciuto medico in pensione». Nelle immagini, infine, marito e moglie sono ripresi mentre escono di casa con fare circospetto per controllare la presenza di eventuali poliziotti o carabinieri e dare poi il via libera all’ospite che solo allora, sinceratosi che non ci fosse pericolo, lasciava l’abitazione.