Messina, condannato l’ex rettore Tomasello Provate le pressioni per truccare un concorso 

Due anni e sei mesi all’ex rettore messinese Franco Tomasello e tre anni per l’ex preside Battesimo Macrì. Queste le condanne diventate definitive dopo che la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso presentato dai loro legali inammissibile. E diventano definitive anche le altre quattro condanne per il tentativo di pilotare un concorso alla facoltà di Veterinaria al centro di un’inchiesta del 2007 che si è anche occupata della gestione dei fondi del progetto scientifico Lipin. 

A far scattare l‘indagine della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza erano state le dichiarazioni del professore Giuseppe Cucinotta, docente di Clinica chirurgica e Patologia chirurgica nel dipartimento di Chirurgia e fisiopatologia della facoltà di Veterinaria. Cucinotta aveva detto di essere stato destinatario di pressioni affinché, quale componente della commissione, orientasse l’esito del concorso per un posto di professore associato a favore del figlio del professore Macrì. 

La condanna in primo grado nel 2007 costò all’allora rettore la sospensione per due mesi dalla funzioni. Pochi mesi dopo, nel dicembre del 2008, Tomasello viene nuovamente sospeso per due mesi dalla carica perché accusato di abuso d’ufficio in merito a un’altra selezione, tenuta nel 2006 per assumere un medico del Lavoro al Policlinico. Tomasello è stato poi assolto in primo grado. 

Finito il mandato, Tomasello è stato coinvolto ad ottobre 2013 in un’altra inchiesta sfociata con l’arresto di due docenti per un concorso per ricercatore di genetica medica, che secondo l’accusa sarebbe stato pilotato a favore del figlio di Giuseppe Bisignano, direttore del dipartimento di Farmacia. L’accusa per l’ex rettore, rinviato a giudizio nel febbraio del 2014, anche in questo caso, è di abuso d’ufficio.

Tornando alla decisione di ieri della Cassazione, i giudici hanno rigettato tutti i ricorsi, condannando così, oltre a Tomasello e a Macrì, anche il funzionario del rettorato Eugenio Capodicasa, a due anni, stessa pena inflitta alla moglie Ivana Saccà. Due anni a sette mesi per Stefano Augliera, quattro anni per Giuseppe Piedimonte, disponendo invece la prescrizione dei reati per Antonio Pugliese


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