Messina, blitz svela nuovi rapporti tra mafia e politica Gip: «Possibile che Genovese e Rinaldi sapessero»

Un’associazione a delinquere finalizzata a cercare voti per Franco Rinaldi, Francantonio Genovese e Paolo David. I primi due – deputati passati recentemente dal Pd a Forza Italia – non risultano indagati, il terzo, consigliere comunale ed ex capogruppo del Pd che ha seguito lo stesso percorso politico dei suoi referenti, è finito in carcere oggi nell’ambito dell’operazione Matassa. Le indagini della Procura peloritana hanno portato all’arresto di 35 persone (26 in carcere e 9 ai domiciliari), mentre sono 55 in totale gli indagati, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, voti di scambio e corruzione elettorale. Nel mirino degli inquirenti ci sono tre votazioni: le amministrative del 2013 e le regionali e nazionali del 2012. Tornate elettorali durante le quali sarebbero stati comprati voti per favorire i tre politici. La Procura ha precisato che i due big – Genovese e Rinaldi – non sono indagati perché non è stato possibile provare che fossero a conoscenza che l’attività di David fosse finalizzata a favorire anche loro.

Nell’ordinanza il giudice per le indagini preliminari sottolinea che «si è delineata una ricerca del consenso elettorale a dir poco desolante, che nulla ha a che vedere con la condivisione di un progetto politico poiché fondata solo ed esclusivamente su una gestione del voto come merce di scambio a fronte di denaro, derrate alimentari, disbrigo di pratiche amministrative, promesse di posti di lavoro», anche in strutture sanitarie. Un metodo elevato a «sistema in cui il voto rappresenta una contropartita in cambio di favori» e che, sottolinea il giudice, è stato «capillare e trasversale poiché comune a diversi schieramenti politici». A proposito dei deputati di Forza Italia, il gip precisa che «la stabilità e la sistematicità dei rapporti tra i principali procacciatori di voti con metodi illeciti e i politici di riferimento, ed il diretto vantaggio in termini elettorali ricavato nelle prime due tornate elettorali, porterebbero a ritenere – in termini che allo stato costituiscono, per il vero, solo un plausibile spunto investigativo, in quanto tale meritevole di approfondimento – che i due onorevoli possano avere avuto contezza del metodo utilizzato per procacciare consensi a vantaggio del partito d’appartenenza». E aggiunge che «è certo che David si è mosso freneticamente alla ricerca di consenso elettorale dapprima in favore dei suoi referenti politici, ma anche in vista delle elezioni comunali che lo vedevano candidato». A David viene contestata solo la corruzione elettorale perché, secondo gli inquirenti, non aveva la consapevolezza di avere a che fare con soggetti legati a Cosa Nostra. 

Oltre al consigliere sono finiti in carcere anche l’ex vicepresidente del consiglio Pippo Capurro e un ex ispettore della polizia, Stefano Genovese, pure lui impegnato nella ricerca dei voti per David. Insieme a loro, vertici e affiliati di tre storiche organizzazioni mafiose messinesi, operanti nei quartieri di Camaro-San Paolo e Santa Lucia Sopra Contesse, accusati di estorsioni, spaccio di droga e acquisizione della gestione o del controllo di attività economiche, di appalti e di servizi. L’operazione, come sottolineato dal questore Giuseppe Cucchiara, è partita dall’arresto di Luca Siracusano per droga e ha poi permesso di scoprire come le attività della mafia a Messina fiorissero anche grazie a una sostanziale pace tra i clan di Camaro San Paolo e Santa Lucia sopra Contesse. Tra i personaggi di spicco coinvolti ci sono Carmelo Ventura, 55 anni del clan di Camaro, e Andrea De Francesco, 45 anni di Bisconte. Ordine di custodia anche per il boss Santi Ferrante, 61 anni e già detenuto al 41 bis. 

Le indagini hanno permesso di documentare come il sistema per procacciare i voti fosse servito fin dalle primarie del Pd per la scelta del sindaco, e poi per le regionali del 2012 e per le ultime amministrative. Un voto sarebbe costato circa 50 euro, o sarebbe stato acquistato con una busta della spesa. Un pacchetto di una decina di voti, inoltre, sarebbe stato scambiato con un’assunzione trimestrale in strutture compiacenti. In particolare quelle del medico Giuseppe Picarella che gestisce in città centri estetici e case di riposo. Proprio sull’aspetto delle assunzioni trimestrali, il procuratore Guido Lo Forte ha voluto precisare: «Si tratta di una novità: persone che venivano assunte e non è detto che poi effettivamente andassero a lavorare. Diciamo che avevano trovato il modo di usare la legge sui contratti a termine per i loro interessi».

A dirigere il sistema sarebbe stato sempre David. «Con una convulsa attività di supporto politico – scrive il gip – David spende le proprie conoscenze, i rapporti personali, parentali e amicali e la propria influenza politica negli ambiti più vari (Inps, Inail, esercito, Cas) ma soprattutto, nel settore sanitario e in particolar modo presso le strutture gestite da Picarella». Secondo gli inquirenti, il trait d’union tra David e gli elettori sarebbe stato Angelo Pernicone, personaggio «legato alla criminalità organizzata e in specie al clan Spartà ma anche a quello di Ventura». È lui – scrivono i magistrati – che «si prodiga per garantire un pacchetto di voti con l’evidente obiettivo di assicurarsi l’affidamento di lavori da parte del Comune e non solo, garantendo come conseguenza, anche l’assunzione per sodali e amici».

Soddisfatto il questore Cucchiara. «Quella di oggi – ha commentato – è l’inchiesta antimafia di maggior rilievo da quando mi sono insediato, perché colpisce personaggi che operano a tutt’oggi, non si tratta di persone che mafiavano allora, come avrebbe detto Riina, ma soggetti di spessore attualmente operanti e che tenevano sotto scacco la città». Il procuratore Lo Forte ha tenuto a precisare che non si sono avvalsi delle dichiarazioni dei pentiti, ma solo «di intercettazioni telefoniche, appostamenti e intercettazioni ambientali. Questo – ha aggiunto – ci ha permesso di decapitare tre organizzazioni mafiose che si erano organizzate in base a uno schema quasi federativo. Ciascun clan dirigeva in modo autonomo i propri affari. Ma c’era poi un intermediario scelto dai boss, ormai in carcere, che doveva comporre le questioni, nel caso di problemi. E questo era Carmelo Ventura». Proprio con il clan Ventura, infine, avrebbe lavorato anche Adelfio Perticariarrestato tre settimane fa per l’omicidio di Giuseppe De Francesco.

L’elenco dei destinatari della misura cautelare in carcere:

1) Carmelo Ventura, 55 anni, di Camaro San Paolo, inteso Carosello;

2) Andrea De Francesco, 45 anni di Bisconte;

3) Lorenzo Guarnera, 55 anni di Camaro San Paolo;

4) Salvatore Mangano, 37 anni di Cataratti, inteso “Panzazza”;

5) Albino Misiti, 54 anni di Bisconte;

6) Giovanni Moschitta, 57 anni;

7) Adelfio Perticari, 46 anni, inteso “Adolfo”;

8 Domenico Trentin, 37 anni;

9) Giovanni Ventura, 35 anni di Camaro;

10) Santi Ferrante, 61 anni già detenuto, inteso “Ricchiazzi”;

11) Salvatore Pulio, 45 anni di villaggio SS. Annunziata;

12) Fortunato Cirillo, 50 anni di villaggio Santo;

13) Gaetano Nostro, 47 anni di villaggio San Filippo;

14) Raimondo Messina, 43 anni di Santa Lucia sopra Contesse;

15) Giuseppe Cambria Scimone, 52 anni di Santa Lucia sopra Contesse, inteso “Peppone”;

16) Giovanni Celona, 46 anni di Santa Lucia sopra Contesse;

17) Francesco Foti,53 anni di Santa Lucia sopra Contesse;

18) Francesco Giacoppo, 50 anni di San Filippo Inferiore;

19) Angelo Pernicone, 61 anni, inteso “Berlusconi”;

20) Giuseppe Pernicone, 35 anni di villaggio Santo;

21) Luca Siracusano, 40 anni di Santa Lucia sopra Contesse, “U Biddicchiu”;

22) Pietro Santapaola, 52 anni;

23) Paolo David, 59 anni, consigliere comunale;

24) Pietro Costa, 27 anni di Pistunina;

25) Fortunato Magazzù, 27 anni di Santa Lucia sopra Contesse;

26) Francesco Tamburella, 33 anni di Santa Lucia sopra Contesse;


Soggetti sottoposti agli arresti domiciliari:

27) Vincenza Celona, 44 anni di Santa Lucia sopra Contesse;

28) Giuseppe Capurro, 61 anni, ex consigliere comunale;

29) Giuseppe Picarella, 61 anni del villaggio Santo;

30) Baldassarre Giunti, 57 anni del rione Villa Quiete;

31) Stefano Genovese, 62 anni di villaggio SS. Annunziata;

32) Carmelo Catalano, 24 anni di Santa Lucia sopra Contesse;

33) Carmelo Bombaci, 34 anni;

34) Massimiliano Milo, 37 anni del rione Aldisio;

35) Rocco Milo, 40 anni del rione Aldisio.


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«L'inchiesta antimafia di maggior rilievo da quando sono qui perché colpisce soggetti che tenevano sotto scacco la città», commenta così il questore l'operazione Matassa che ha portato all'arresto di 35 persone (55 indagati), tra cui il consigliere comunale Paolo David. Tre turni elettorali sarebbero stati viziati da voto di scambio

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