«Sono convinta che Carolina Varchi sarebbe stata un’ottima sindaca, ma noi non mettiamo i partiti e le persone davanti agli obiettivi. Puntiamo su Roberto Lagalla, un amministratore che nelle sue tante esperienze non ha mai fallito». Parla a un pubblico acceso, ma non troppo numeroso, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, in piazza Verdi per rilanciare la candidatura dell’alfiere del centrodestra alle imminenti Amministrative a Palermo. «Il 12 giugno andate a votare – l’invito della deputata nazionale – Roberto Lagalla ha un percorso radicato in questa regione e in questa città. Volevamo un candidato che dicesse a Palermo che il declino non è un destino ma una scelta. A Palermo il degrado ti rincorre anche dopo che sei morto – il riferimento è all’emergenza bare al cimitero dei Rotoli – e questo la città non lo merita perché ha una storia e un ruolo storicamente riconosciuti».
Il discorso tuttavia non può non ricadere sul tema che ha tenuto sotto scacco l’intera coalizione di centrodestra negli ultimi mesi: la ricandidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione. «Ho accettato mio malgrado di attendere la fine delle elezioni amministrative ma non attenderò oltre – dice Meloni – credo che Musumeci debba essere il candidato del centrodestra alle Regionali, non c’è una ragione per la quale non debba essere riconfermato. Cinque anni fa la Sicilia era sempre fanalino di coda in tutte le classifiche, oggi invece è riuscita ad arrivare in vetta a molte di queste. Non capisco perché ci siano questi tentennamenti, a maggior ragione perché ho chiesto apertamente se ci fossero delle alternative e nessuno le ha. Sono convinta che alla fine tutti confermeranno la ricandidatura di Musumeci, ma a maggior ragione non comprendo perché si stia perdendo tempo in una campagna elettorale che è importante per confermare il buon governo di Nello e perché è l’ultima elezione prima delle Politiche».
Una ricandidatura, quella di Musumeci, che per Fratelli d’Italia non è in discussione, tanto che Meloni spera vivamente di non essere costretta a sostenere il presidente uscente come unico partito, in solitaria. «Questo è un dibattito che si aprirà se sarà necessario aprirlo – dice – io confido che non si dovrà andare da soli. Non è chiaro quale sia il problema su Musumeci: quando mancano problemi politici si ha l’impressione che questi possano essere di altra natura, di simpatia o antipatia, di piccolo cabotaggio, ma non è quello che mi interessa». Intanto il governatore, anche lui sul palco di piazza Verdi, ha invitato il pubblico a prendere visione delle cose fatte dal suo governo e lanciato strali contro i «professionisti dell’antimafia». Non sono mancate piccole tensioni, con un gruppo di contestatori che ha esibito un cartello con le immagini di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri e la scritta «Genitore1 e Genitore2». Cartello che gli è stato strappato di mano in malo modo da alcuni sostenitori di Fratelli d’Italia, tanto da rendere necessario l’intervento della Digos a placare gli animi.
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