D’amore e d’accordo. La Regione Sicilia e l’università romena di Galati che ha lanciato a Enna il corso di Medicina, ribadiscono che quelle tra i due enti sono nozze destinate a durare a lungo. Lo fanno in occasione di un’affollatissima cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. Gli ostacoli e le difficoltà, sotto forma di indagini della Procura e aut aut del ministero dell’Istruzione? Tipico di «quando qualcuno cerca di costruire qualcosa di nuovo nel Sud del Paese», secondo il presidente della Kore Cataldo Salerno. Parole a cui fanno eco quelle dell’assessore regionale alla Formazione Bruno Marziano, presente all’evento insieme ad altri colleghi di giunta: «Non condivido quanto affermato dalla ministra Giannini, ovvero che siamo in presenza di una iniziativa illegale».
Dopo le lezioni di lingua rumena e i test di ammissione delle scorse settimane, è il momento di iniziare i veri e propri corsi di Medicina e Professioni sanitarie. Lancio anticipato oggi dalla solenne cerimonia: alle note dei due inni nazionali, sono seguiti gli interventi delle tante personalità intervenute per l’occasione. Dalla Romania sono arrivati a Enna il presidente della regione di Galati, Bacal Baca, in rappresentanza del governo rumeno; il presidente nazionale dei rettori, Sorim Campeanu; il rettore dell’università Dunarea De Jos, Iulian Gabriel Birsan e il direttore generale, Cesar Bichescu. Tutti hanno sottolineato l’importanza della cooperazione tra gli stati membri dell’unione Europea. Agli studenti italiani che hanno seguito i corsi propedeutici, sono stati consegnati gli attestati di lingua rumena e il rettore Birsan si è voluto congratulare per «l’impegno e la tenacia con cui hanno ottenuto punteggi altissimi nella lingua rumena», che gli hanno permesso di superare anche i test d’ingresso che si sono svolti il 10 dicembre. «Nonostante le difficoltà – ha aggiunto – oggi siamo qui a inaugurare l’inizio di una forte collaborazione con Enna». Che potrebbe aver fatto da apripista per nuove aperture italiane. «Anche l’università di Pescara – ha annunciato Birsan – ci ha contattato per aprire una estensione nel campo delle industrie alimentari».
I futuri medici, rigorosamente in camice bianco, hanno dato il loro saluto in rumeno «per dimostrare, a chi nutriva dei dubbi in proposito, che in dieci settimane è possibile imparare una lingua». Subito dopo è stata la volta del presidente dell’Università Kore, Cataldo Salerno: «Le difficoltà e i contrasti nascono per definizione quando qualcuno cerca di costruire qualcosa di nuovo nel Sud del Paese – ha affermato -, ma la nascita di questa istituzione dimostra la vocazione universitaria della città di Enna e chi non si è ancora abituato, si abituerà». Totale approvazione dal presidente dell’ordine dei Medici della provincia, Renato Mancuso: «Non c’è alcuna differenza se invece di fare studiare i giovani italiani in Romania, sono i professori rumeni a tenere le lezioni in Italia», ha sottolineato. Folta la presenza del governo di Rosario Crocetta, anche se il presidente ha dato forfait all’ultimo momento. C’erano invece Marziano, l’assessora alla Funzione pubblica Luisa Lantieri e quello al Turismo Anthony Barbagallo. Tra gli invitati anche Fausto Raciti, segretario regionale del Pd, e i deputati ennesi Mario Alloro, Maria Greco e Antonio Venturino.
Marziano è tornato sul burrascoso iter che ha portato all’apertura del corso di laurea. «Esiste una convenzione tra la Regione Sicilia e la Romania – ha spiegato – stipulata il 28 agosto 2015, con cui si stabiliscono collaborazioni per far crescere l’offerta formativa siciliana». E, proprio in virtù di tale accordo, ha riferito di non condividere «quanto affermato dalla ministra Giannini, ovvero che siamo in presenza di una iniziativa illegale». Secondo l’assessore, infatti, «la facoltà rumena ha tutte le caratteristiche di legittimità, anche in virtù del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, quindi – ha concluso – eventualmente qualcuno dovrà dimostrarne l’illegittimità». Marziano ha quindi voluto tranquillizzare tutti i futuri medici presenti: «Col vostro titolo di studio – li ha rassicurati – avrete gli stessi diritti dei colleghi di tutte le altre università siciliane».
Una posizione che, tuttavia, è opposta a quella presa appena un mese fa dal collega di esecutivo Baldo Gucciardi, assessore alla Salute. In una nota, proprio a proposito della citata convenzione, spiegava come questa non fosse sufficiente ad avviare i corsi e invitava Prefettura e Procura a intervenire per fermarli. All’indomani di questo intervento, la Guardia di finanza ha sequestrato i locali dell’ospedale Umberto I dove si sono tenute le lezioni di lingua rumena. Per la Procura, che ha avviato un’indagine, si tratta di «una occupazione di cui non si trova alcun presupposto legale». Al momento gli indagati sarebbero quattro: Crisafulli, Giuseppe Termine, ex commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Enna, l’attuale direttore generale Giovanna Fidelio e il direttore sanitario Emanuele Cassarà.
In serata il ministero dell’Istruzione è intervenuto con una nota ufficiale per sottolineare che «eventuali titoli rilasciati all’esito di tali corsi non avrebbero alcun valore né a fini accademici né ai fini professionali e non potrebbero essere riconosciuti né da altro ateneo né da altra autorità pubblica». Una dura presa di posizione a cui la fondazione Proserpina ha prontamente replicato: «Il ministero cerca di confondere la realtà dei fatti, nel tentativo – in verità alquanto ridicolo – di instillare insicurezza negli studenti e nelle loro famiglie». Il Miur nella nota spiega che «l’attivazione di corsi universitari sul territorio nazionale da parte delle Università, italiane o estere, è consentita soltanto subordinatamente all’adozione di un provvedimento di accreditamento da parte del ministero su conforme parere, fra l’altro, dell’Agenzia nazionale di valutazione». Cosa che, precisa il ministero, non è avvenuta in questo caso. «Nessun accreditamento è stato concesso dal ministero per l’attivazione a Enna di corsi in area medico-sanitaria alla sopraindicata Università rumena, né tantomeno può essere destinataria di un simile provvedimento la citata Fondazione Proserpina srl».
Ma proprio su questo punto la fondazione Proserpina ribatte: «Torniamo a ribadire che il titolo di studio non è e non sarà rilasciato dal Fondo Proserpina srl ma, bensì, dalla stessa Università Dunarea de Jos che non ha aperto a Enna nessuna filiale ma, bensì, una “estensione didattica in aula remota” nel rispetto del diritto di stabilimento sancito dal Trattato per il funzionamento dell’Unione Europea e, per tale ragione, non necessita di alcun tipo di accreditamento da parte del ministero italiano, in quanto già dotato dei necessari accreditamenti da parte del Governo della Romania e dell’Unione Europea». Intanto però, il ministero «ha provveduto a diffidare l’Università Dunarea de Jos Galati e la Fondazione Proserpina e sta provvedendo, con la collaborazione anche dell’autorità giudiziaria, a ogni possibile azione al fine di ricondurre questa spiacevole situazione nell’alveo della legalità».
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