Per il coordinatore regionale dei cobas formazione professionale l'esecutivo regionale non e' nelle condizioni di affrontare il problema
Maurizio Galici: “Il Governo nazionale chiari lo stato di crisi del settore in Sicilia”
PER IL COORDINATORE REGIONALE DEI COBAS FORMAZIONE PROFESSIONALE L’ESECUTIVO REGIONALE NON E’ NELLE CONDIZIONI DI AFFRONTARE IL PROBLEMA
Maurizio Galici, coordinatore regionale Cobas Formazione professionale, sostiene la protesta di Raddusa. A lui abbiamo chiesto che cosa si può fare per convincere il Governo della Regione a ‘cacciare’ i soldi.
Riteniamo che ormai siamo arrivati alla fine, i lavoratori sono esausti – sottolinea Galici – hanno mostrato nei mesi precedenti la capacità e la voglia di lottare contro gli enti per la loro inadempienza nellerogazione degli stipendi, adesso chiedono allAmministrazione di pagare i lavoratori adempiendo allimpegno assunto con lanello più debole del sistema. Quello dellAmministrazione, che continua a ritardare luscita dei mandati di pagamento – tuona il sindacalista – è atto dirimenti per proseguire qualsiasi trattativa.
Per la gestione del comparto riteniamo il Governo regionale inadeguato a governare il sistema e le emergenze – conferma Galici -. Chiediamo, in tal senso, che venga dichiarato lo stato di crisi del settore con lintervento del Governo nazionale affinché possa trovare i modi e le risorse necessarie a salvaguardare i lavoratori vittime di partiti, sindacati e dellAmministrazione regionale incapace di controlla e vigilare sulla gestione dei corsi. La riprova è che i rendiconti sono ancora fermi al palo ed i lavoratori pagano il prezzo più alto. Adesso basta ci sono otto mila lavoratori abbandonati ai quali vanno date risposte certe e immediate”.
I progetti Spartacus e Prometeo sono solo strumenti tampone ed invece servono interventi strutturali – rincalza Galici – invitiamo, pertanto, gli enti formativi a raccogliere la proposta di una conferenza di servizio regionale dove i gestori della Formazione professionale ed i sindacati discutano del futuro del settore. La riforma si fa in termini tecnici e non politici e alla presenza di coloro che il settore lo conoscono bene – conclude – non servono ingerenze o peggio ancora riforme calate dallalto.